«Mi ha guardato prima dello schianto»

(13 gennaio, ore 17.30) Saranno lunedì alle 14.30 i funerali del piccolo Cristiano Pezzini, il bimbo di 5 anni che è stato travolto e ucciso da un Suv due giorni fa mentre stava entrando alla scuola materna accompagnato dalla madre. La piccola salma è stata restituita oggi alla famiglia, Cristiano è ritornato a casa a Borghetto e da lì partirà lunedì il suo ultimo viaggio. Quel giorno, come ha fatto sapere il sindaco del paese, per l’intera giornata sarà proclamato il lutto cittadino.

(13 gennaio, ore 9) Si è voltato un’ultima volta e ha guardato la sua mamma. Occhi negli occhi: quelli sorridenti di Cristiano, quelli preoccupati della mamma che gli aveva detto di non muoversi. Uno sguardo che vale una vita intera. Poi più nulla, il buio. L’auto che lo travolge, il piccolo Cristiano che finisce a terra. La donna che corre disperata, lo raccoglie e lo porta con sé e lo culla. Quello sguardo, però, è l’ultimo frammento di vita, un istante volato via per sempre che mamma Lidia terrà sempre nel cuore. Lo dice tra le lacrime, nel giorno della disperazione, nel giorno in cui non si può fare altro che rendersi conto del dramma. Anche se non vuole farlo. «I giornali non li ho letti, non li voglio vedere - dice ancora incapace di fare altro che piangere - : non voglio rendermi conto, non voglio credere». Perché la realtà fa troppo male per poter essere anche solo detta a voce alta. Perché il dolore è capace di raggiungere picchi che non sembrano sopportabili. A casa Pezzini, ieri, il via vai di amici e conoscenti è iniziato di mattina. Tra l’ingresso di casa, che si affaccia sulla provinciale 23, e l’officina di autoricambi agricoli, sul retro, che guarda sul parco della Pace, si susseguono i volti di vicini di casa, amici di famiglia, compagni di scuola. Chi si avvicina, lo fa solo per una stretta di mano, un abbraccio, un gesto qualsiasi che colmi il vuoto tra la realtà tragica e le parole che non sono in grado di alleviarne il peso. «Ho due figli, lo so e Giorgia, la più piccola, mi dice che non devo piangere e io cerco di non farlo quando c’è lei - aggiunge tra le lacrime - , ma ora è all’asilo, andrò a prenderla più tardi. Ora penso a lui, al mio bambino che si è girato un attimo prima che arrivasse la macchina. Sì, si è girato e mi ha guardato fisso e io non ho potuto fare niente. Ho urlato, ma ormai non c’era più nulla da fare». Quello sguardo è il suo ultimo ricordo; l’ultimo anello dei cinque anni di vita del suo bambino.

Ross. Mung.

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