Marudo, il rogo della cartiera:ora spunta l’ipotesi dolosa

Quando i vigili del fuoco sono arrivati alla cartiera di Marudo, sabato pomeriggio, si sono trovati davanti due diversi incendi: uno, il principale, era vicino all’ingresso; l’altro, minore, alla cabina elettrica e agli uffici. Un elemento questo che da solo basterebbe a far pensare a un’ipotesi dolosa all’origine del rogo: sembra difficile infatti che l’incendio sia divampato “accidentalmente” in due punti differenti dell’azienda. In ogni caso ieri nessuno si è sbilanciato e le autorità hanno mantenuto il più stretto riserbo sulla vicenda; gli stessi vigili del fuoco spiegano che sarà «molto difficile» individuare con certezza cosa abbia scatenato le fiamme, che hanno devastato in poche ore, spinte da un forte vento, un’area grande 20mila metri quadrati e sventrato capannoni nei quali erano stipate enormi quantità di carta, plastica e legno.

Intanto il lavoro per spegnere le fiamme è proseguito anche ieri e nella notte. All’interno dei capannoni, infatti, continua a bruciare una parte del materiale: i tetti e le pareti pericolanti impediscono ai pompieri di avvicinarsi per completare l’intervento, perché c’è il rischio che tutto crolli da un momento all’altro, e così, dopo che un braccio meccanico ha portato fuori quello che si poteva poco alla volta, ora si limitano a spruzzare acqua sul materiale rimasto all’interno con le cosiddette stingarde, lance fisse sul tetto delle autobotti che permettono di raggiungere i punti più distanti. «Anche se - spiega il comandante provinciale dei vigili del fuoco, Ugo D’Anna - gli angoli e le parti più nascoste non le possiamo raggiungere. L’incendio comunque è sotto controllo, noi manteniamo un presidio fisso giorno e notte, per qualsiasi evenienza, in attesa che un ditta specializzata metta in sicurezza le strutture».

I tecnici dell’Arpa e dell’Asl, invece, proseguono i rilievi per chiarire quali conseguenze per l’ambiente abbia avuto il rogo. Scongiurato al momento l’allarme diossina, che non è stata rilevata nei campionamenti di aria fatti in zona e nei paesi limitrofi. «Per fortuna la plastica bruciata non era in pvc - spiega Flaminio Di Girolamo, dirigente dell’Arpa di Lodi -. Le prime analisi almeno hanno dato esito negativo, ora stiamo facendo altri prelievi seguendo la direzione del vento». Ieri c’è stato un nuovo incontro fra Arpa, Asl, vigili del fuoco, dirigenti della ditta e comune, per fare il punto sulla situazione e capire come procedere con gli interventi.

«Lo smaltimento dell’amianto verrà fatto da una ditta specializzata - aggiunge Di Girolamo -, mentre per quanto riguarda l’acqua di spegnimento, che inizialmente è stata convogliata in un canale chiuso e riutilizzata, è stata incaricata una ditta spurghi, che ripristinerà anche le linee fognarie».

Quel che è certo è che il rogo di sabato, che è passato da un capannone all’altro spinto dal vento ed è arrivato fin sul piazzale, dove c’erano i mezzi e altro materiale, ha distrutto completamente la Lodigiana Maceri, di cui non è rimasto praticamente nulla. Ora spetterà alla magistratura chiarire se sia stato un fatto accidentale o se dietro ci sia la mano di qualcuno.

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