Cronaca / Centro Lodigiano
Mercoledì 16 Aprile 2014
Marcegaglia all’Eni, ironie per la nomina
Il consigliere lodigiano Foroni: «Se non ci fosse stato
l’intervento della Regione, avrebbe già chiuso anche lo stabilimento di Graffignana. È questa la meritocrazia?»
Il Gruppo Marcegaglia annuncia la chiusura dello stabilimento di Milano (dove sono occupati 169 dipendenti) e il trasferimento (i sindacati però parlano di licenziamenti in arrivo) di attività e lavoratori in provincia di Alessandria, poche ore dopo la nomina di Emma Marcegaglia da parte del governo a presidente dell’Eni: indignazione tra politici lombardi e sindacati, e la rappresentanza dei lavoratori di Graffignana, dove è in vigore il contratto di solidarietà per una vertenza che vede 49 esuberi, la butta sull’ironia: «Chiederemo il ricollocamento in aziende del gruppo Eni». Lunedì sera il presidente del consiglio Matteo Renzi ha annunciato le nomine per i vertici delle principali aziende statali, e a guidare il colosso di San Donato alla presidenza è stata chiamata Emma Marcegaglia.
Martedì mattina il Gruppo Marcegaglia ha invece annunciato, senza alcun preavviso, la chiusura dello stabilimento di Milano-Sesto San Giovanni. «La gestione delle aziende dell’ex presidente di Confindustria, da oggi a capo di una società d’importanza strategica nazionale, ha dei precedenti - dice il consigliere regionale Pietro Foroni -. Penso allo stabilimento di Graffignana, nel quale 49 lavoratori sarebbero stati lasciati senza lavoro e senza possibilità di concertazione da parte della proprietà. Regione Lombardia è riuscita a risolvere una vicenda che aveva dell’incredibile, esattamente le medesime modalità di quelle dello stabilimento milanese. Le nomine fatte da Renzi, rappresentano l’esatto contrario della meritocrazia». Gli ha fatto eco l’ex sindaco di Paullo Massimo Gatti, oggi capogruppo in Provincia di Milano per la lista “Un’altra provincia - Rifondazione - Comunisti Italiani”: «È indegno che Emma Marcegaglia festeggi la sua nomina chiudendo lo stabilimento di Milano. Suo padre era sì un padrone delle ferriere, ma almeno gli stabilimenti li apriva invece di chiuderli senza alcun motivo, considerato che lo stabilimento di Milano produce utili e lavora con turni di notte». Anche i sindacati sono critici. «È sconcertante che il governo affidi la direzione di Eni a un’imprenditrice che scarica la responsabilità sociale di una crisi ai lavoratori, mettendoli a rischio, senza alcuna comunicazione preventiva - dice Mirco Rota, coordinatore nazionale Fiom gruppo Marcegaglia -. L’assessore regionale al lavoro e alla formazione Valentina Aprea deve farsi sentire, a maggior ragione per il fatto di essere stata rassicurata alcuni mesi fa da Emma Marcegaglia in persona sulla continuità produttiva dei siti industriali lombardi». E la richiesta di un tavolo ministeriale diventa ora pressante.
«Bisogna trattare la questione Marcegaglia a livello di gruppo, e per questo come Fiom abbiamo rinnovato la richiesta di un tavolo ministeriale», spiega Giovanni Ranzini segretario Fiom Lodi. «Della nomina all’Eni non parlo perché non ne ho competenza - afferma Giuseppe Rossi della Fim Cisl -. La chiusura di Milano getta un’ombra di preoccupazione sul futuro di tutti gli stabilimenti, in particolare per Graffignana, dove c’è già una crisi aperta da tempo». E proprio la rappresentanza dei lavoratori di Graffignana gioca sull’ironia. «Finiremo tutti per chiedere il ricollocamento in un’azienda del gruppo Eni».
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