LODI La città che cambia: quando le foto narrano la storia dei nostri tempi

Quando i ricordi si fondono con la nostalgia, quando il panorama cui siamo abituati pian piano scompare dalla realtà

Vivendoci ogni giorno, non ce ne accorgiamo nemmeno, ma la città di Lodi continua a cambiare sotto i nostri occhi, anno dopo anno, e i panorami quotidiani diventano man mano soltanto vecchi ricordi. Non di rado ci vengono in mente alcuni scorci e proviamo persino qualche rimpianto, benché si sa, tendiamo sempre a ricordarci le cose migliori di come fossero in realtà. Per esempio, qualche tempo fa mi è capitato di vedere, appesa al muro in casa di un’amica, una fotografia del vecchio “Pirellino”, il grattacielo che fu sede della Provincia: quando lo vedevo dalle finestre di casa mia, da bambino, mi sembrava un parallelepipedo che faceva parte di uno scenario immutabile, in realtà non esiste più, e non lo vedremo mai più. Era bello o brutto? Sicuramente era più brutto che bello, ma era comunque parte della nostra storia e quella fotografia, appesa lì al muro, racconta un pezzo del nostro passato che non esiste più.

Da bambino, forse il mio primo ricordo “datato” era della fine del 1993: l’ultimo giorno dell’anno, pensavo a questo Novantatré che non avrei mai più visto, e davo il benvenuto a un 1994 ricco di aspettative. Eppure un po’ di nostalgia c’era già allora.

Cronisti del cambiamento

Con il passare degli anni, dalle pagine del Cittadino, quante volte abbiamo testimoniato i cambiamenti, ma scrivendo articoli di cronaca spesso non ci accorgiamo che stiamo lasciando una testimonianza nella storia. E così quando andammo alla Ferrabini a fare l’ultimo servizio sui bagnanti in piscina, ormai tanti anni fa, non immaginavamo che nessuno sarebbe più entrato in quella vasca, con i lavori di rifacimento ancora impantanati e chissà per quanto.

Oppure guardiamo a tutta la polemica sul nuovo supermercato Esselunga, e alle manifestazioni per i tigli fatte durante il governo della precedente giunta, e poi i lavori ricominciati con il sindaco Furegato e, proprio in questi giorni, le rotatorie che hanno preso forma tra viale Dante e i Giardini Barbarossa: anche qui, al di là dei giudizi positivi o negativi che ciascuno può avere, siamo davanti a un cambiamento che, nel suo piccolo, è epocale. Perché quel cono prospettico che dal centro storico conduceva lo sguardo verso la stazione ferroviaria non esisterà mai più.

Le immagini

Alcune immagini di questi cambiamenti le abbiamo riportate in queste pagine: provengono dal libro “Lodi tra el punt de fer e ’l punt de Ada”, Lodi tra il ponte di ferro e il ponte dell’Adda: il ponte dell’Adda lo conosciamo (è sempre quello, anche se non c’è più il treno che ci corre sopra, come nel secolo scorso), mentre il ponte di ferro era quello che permetteva di attraversare la Roggia Molina, un vero e proprio canale profondo che è stato ricoperto quando furono costruiti i Giardini Barbarossa. Giardini che, a loro volta, sono cambiati più e più volte, e anche oggi (sempre per le solite rotatorie) sono in fase di mutamento nella zona del Belfagor.

Il libro, peraltro, fu pubblicato negli anni Settanta, quindi anche le foto “moderne” di allora sono già storia.

I satelliti

Ma se certe volte la nostra percezione quotidiana ci impedisce di cogliere la complessità dei cambiamenti, e le foto collezionate nei decenni dai nostri fotografi (Pasqualino Borella in primis) non bastano ad avere un quadro complessivo, ci sono strumenti che aiutano a leggere la situazione in un modo per certi versi più immediato. Sono le immagini a disposizione del Geoportale di Regione Lombardia.

Le immagini più datate sono il frutto di un lavoro certosino del Gruppo Aeronautico Italiano (GAI) negli anni 1954 - 1955, su input dell’Istituto Geografico Militare italiano (IGM).

Com’era piccola Lodi nel 1954!

Non esisteva il quartiere di San Fereolo, non esisteva quasi nulla oltre l’Adda, al Pratello erano solo campi e anche le vie dei Laghi San Bernardo erano campagna. Qualcosa è cambiato nel 1975: le fotografie ritraggono una città in forte espansione: le Officine Adda sono ormai inglobate nella città e, novità, si vede il primo tracciato della tangenziale, tra il bivio per Lodi Vecchio e quello per Piacenza. Un lavoro che non si completerà certo negli anni Settanta: ancora nel 1998, infatti, le immagini mostrano la tangenziale in costruzione, e in particolare il nuovo ponte sul fiume, ancora a metà.

Domani

Come sarà Lodi tra qualche decennio, non è dato saperlo. Certo, ogni volta che stiamo in vacanza una settimana, tornando ci sembra già di ritrovare la città cambiata, e sicuramente da qui al 2050 molte cose saranno diverse. Il limite della tangenziale, ad esempio, è già stato sforato con il Parco Tecnologico e il polo universitario, ma chissà se altri campi verranno “mangiati” per far spazio al cemento oppure, per contro, si riscoprirà la bellezza di avere più parchi e più verde e meno palazzine o capannoni vuoti. Chissà, in sostanza, se la storia riesce anche a insegnare qualcosa.

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