Liberati dopo il furto, il procuratore non ci sta

Arrestati in tre dai carabinieri in flagranza di reato per furto in appartamento, e scarcerati in due, perché incensurati, dal giudice, che ha imposto loro il solo obbligo di firma. La vicenda, che aveva anche fatto discutere su Internet diversi lettori de «Il Cittadino», verrà portata anche all’attenzione del tribunale del riesame di Milano: il procuratore Vincenzo Russo fa infatti sapere di aver impugnato l’ordinanza del giudice, nella parte in cui non accoglie la custodia cautelare in carcere che era stata richiesta in aula dal pm Raffaella Vercesi, e di aver chiesto al tribunale di mandare in carcere, in attesa del giudizio, anche gli altri due presunti ladri, e non solo l’unico già pregiudicato. «Siamo in presenza di persone che dicono di essere senza fissa dimora, e quindi c’è il rischio che si rendano irreperibili – osserva il procuratore – inoltre l’accusa è per un fatto grave: un furto in abitazione commesso da più persone e con violenza sulle cose, e a disposizione degli arrestati c’era anche un’auto piena di oggetti, anche di valore, dalla provenienza dubbia».

Ieri mattina i tre sono tornati in tribunale a Lodi: non solo il peruviano 29enne G.R.L.K., che per questa accusa è in carcere, ma anche il cileno 32enne B.B.G. e il cubano 31enne I.S., i due “obbligati”. Che erano stati ammoniti dal giudice: qualora non avessero firmato in caserma, sarebbero finiti anche loro in cella.

Difesi tutti dall’avvocato Augusto Cornalba di Lodi, hanno scelto il rito abbreviato, dopo che la procura aveva espresso dissenso su un’ipotesi di patteggiamento a pena sospesa. Il pm ha chiesto due anni di reclusione e 400 euro di multa per tutti e tre, senza distinguere tra autori materiali dell’effrazione e “palo”, la difesa ha invocato al giudice Vincenzo Picciotti una pena contenuta in otto mesi e ha chiesto la restituzione di parte dei beni in sequestro, compresi i circa 400 euro che alcuni di loro avevano in tasca: «Tutti effetti personali, tranne quanto appena preso dall’appartamento a Tavazzano e una carta d’identità». Il processo è stato aggiornato a venerdì, perché il giudice ha chiesto alla procura di verificare lo stato delle indagini su preziosi e telefonini trovati nell’auto. E resta da spiegare il biglietto con un elenco di indirizzi di cui i tre erano in possesso. Per ora i due hanno sempre firmato e le misure non sono state modificate, il Riesame si esprimerà solo nei prossimi giorni.

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