«L’ex direttore risarcisca la banca»

Prestiti “facili”: il tribunale chiede 517mila euro

L’ex direttore di un’agenzia bancaria di Lodi Vecchio deve restituire 517mila euro all’istituto di credito per il quale aveva a lungo avuto questo incarico di responsabilità: lo ha deciso il tribunale di Lodi, e la sentenza, che è di primo grado ed è ovviamente appellabile, è motivata dal fatto che il funzionario nel 2007 avrebbe concesso troppa fiducia a quattro società, che dopo aver raggiunto una notevole esposizione non erano più riuscite a restituire il denaro preso in prestito dalla banca. Ad agire per conto di queste società, sostengono l'istituto di credito e la procura della Repubblica di Lodi, sarebbe stata una modenese oggi 55enne, P.G., già finita agli arresti per altre vicende e indagata per fatti simili. La banca, un primario istituto milanese, ha sostenuto nella sua causa civile contro l’ex direttore dell’agenzia di Lodi Vecchio, che quantomeno sarebbero mancati alcuni controlli di solvibilità previsti dai regolamenti interni. L’ex direttore era stato anche indagato dalla procura della Repubblica di Lodi nell’ambito del procedimento aperto nel 2007 a carico della modenese, ma non erano emerse ipotesi di una potenziale responsabilità penale del bancario.

Le ipotesi erano emerse invece a carico della “imprenditrice” che per questo ora è a processo, accusata, a piede libero, di appropriazione indebita aggravata. Ora il pm Silvana Gargiullo ha chiesto per la donna una condanna a un anno e otto mesi di carcere, e 2mila euro di multa, senza il beneficio delle attenuanti generiche. La pubblica accusa ha ripercorso in aula lo schema del presunto raggiro ai danni della banca: la donna si sarebbe presentata per conto di quattro società e avrebbe aperto altrettanti conti correnti, con autorizzazioni ad anticipo fatture e linee di credito. L’avvocato di parte civile che rappresenta la banca, Fabrizio Testa, ha condiviso le conclusioni della pubblica accusa e ha sostenuto che «solamente dopo tre mesi, al momento di incassare, l'istituto aveva scoperto che erano state presentate ricevute bancarie false e che alcuni beni dati in garanzia erano in realtà già impegnati per la restituzione di precedenti prestiti, ancora più ingenti». La denuncia era stata formalizzata dalla banca solo diversi mesi dopo, quando l'insolvenza era stata accertata e l'ipotesi di dolo nella vicenda era apparsa come molto probabile.

L’avvocato difensore della modenese sostiene però che la querela fosse stata presentata tardivamente, oltre i novanta giorni previsti dalla legge, e per questo ha chiesto il proscioglimento. Sostenendo inoltre che la modenese non avrebbe messo in atto alcun comportamento truffaldino. Ora la banca chiede che il tribunale condanni anche lei alla restituzione dei 517mila euro. Il verdetto tra alcune settimane.

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