L’emergenza profughi è un rebus

La Provincia chiede chiarezza nella gestione degli arrivi

Chiarezza. È quel che chiedono tutti da qualche settimana. Per i sindaci l’“emergenza” profughi rimane un rebus. Sulla carta i compiti sono chiari, nella pratica non proprio o, meglio, non ancora. «In questo momento, come Provincia, riceviamo richieste di intervento da più parti, ma ciò avviene fuori dal sistema ufficiale istituito per la gestione di questa emergenza» spiega l’assessore Matteo Boneschi, assessore alla Protezione civile della Provincia, che ha chiarito come «i cittadini lodigiani non devono venire nemmeno sfiorati da una vicenda che non hanno voluto e che deriva da scelte calate sul territorio». Coinvolti per scelta e propensione, i volontari di Protezione civile, mobilitati dal coordinamento provinciale di Protezione civile e dal comando di polizia provinciale, diretto dal comandante Arcangelo Miano, «esempio di abnegazione - ha detto Boneschi, che ha poi elogiato il lavoro dei volontari - : che, in quanto tali, non sono obbligati a fare alcunché». Al momento, la turnazione per i servizi di assistenza si basa sulla disponibilità di 14 volontari di diversi gruppi, da Tavazzano al gruppo Intercomunale Lodi-Nord dell’Area 1, da Borghetto a Somaglia a Ossago. Pronti a partire anche i volontari di Casaletto Lodigiano, Caselle Lurani e Castiraga Vidardo. Volontari che sono volati fino a Genova per garantire il trasporto dei profughi dal porto fino alle porte del Lodigiano, su mezzi della Protezione civile regionale. Nella giornata di ieri sono stati garantiti gli spostamenti di tutti i 23 profughi dirottati dal Laus Residence di Lodi Vecchio fino alla questura di Lodi per le operazioni relative alle foto-segnalazioni, mentre altri volontari hanno garantito il trasporto di 6 dei 15 profughi di Tavazzano verso il capoluogo di provincia. Altri tre richiedenti asilo dovrebbero invece partire da Tavazzano su mezzi della Protezione civile nella giornata di oggi. Ne rimarrebbero quindi sei, un numero che il sindaco di Tavazzano, Giuseppe Russo, «reputa comunque insostenibile per il paese che non ha nessuna struttura per ipotizzare un’accoglienza a lungo termine». Ad individuare le strutture a cui destinare i profughi e a gestirle, per ora, è una piramide a tre livelli, al cui vertice siede il commissario straordinario nazionale per l’emergenza, Franco Gabrielli. Una piramide in cui dovrebbero trovare posto i tavoli di coordinamento locali che dovrebbero partire la prossima settimana. E, in assenza dei quali, «non viene individuato in modo sistematico il trasferimento di tutti gli ordini operativi - ha spiegato l’assessore Boneschi -. Comuni e Province ricevono input da diversi soggetti senza che si percepisca una regia».

Rossella Mungiello

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