«L’articolo 18 ci soffocherà»

Secco “no” all’estensione alle piccole imprese

Elio Cavagna con il figlio Attilio, Felice e Guerrino Corazza, Giuliano Muscaritolo: tre imprenditori di successo, che creano, da tempo, occupazione e profitto per se stessi e per il territorio e che, anche nelle acque agitate della crisi, riescono a tenere la barra del timone dritta e a fare bene e in attivo il loro lavoro. Dovrebbero essere soddisfatti e sorridenti invece sono molto preoccupati. «L’estensione dell’articolo 18 ci soffocherà, ci metterà nella condizioni di non assumere più, anche se potremmo e vorremmo». A suscitare l’ira e, peggio ancora, lo sconforto dei tre imprenditori di Galgagnano è la possibilità (finora solo teorica e negata, l’ultima volta lo scorso 4 aprile, dal ministro Elsa Fornero) che i vincoli dell’articolo 18 vengano estesi anche alle imprese al di sotto dei 15 dipendenti.

«In questo modo - temono i tre imprenditori - se un licenziamento non è giustificato da motivi economici, un giudice può imporci di reintegrare il dipendente che non vogliamo più, o di corrispondergli un indennizzo di 24 mensilità, invece delle 2/4 di oggi. Questo per noi si tradurrebbe, ovviamente in una completa impossibilità di licenziare. Un indennizzo del genere può fare il solletico a colossi come Fiat, ma per noi sarebbe letale. Saremmo costretti a tenerci, per sempre, un dipendente che non vogliamo, che non lavora bene, che ha dei comportamenti inadeguati».

Dalle loro parole però è chiaro che nessuno degli imprenditori coinvolti intende licenziare i suoi dipendenti. «Le aziende sono fatte di persone prima ancora che di macchine. Nessuno si diverte a lasciare a casa la gente, anzi, evitiamo di farlo, anche a costo di sacrifici personali. Che interesse avremmo a formare dei dipendenti, a trasferirgli la nostra conoscenza e capacità per poi mandarli via? Sarebbe tempo e fatica sprecata. Ma per poterlo fare con serenità dobbiamo sapere di non essere sotto scacco perenne».

La loro richiesta dunque è di lasciare le micro imprese fuori dall’articolo 18, anche se sanno che questo è solo uno dei mille problemi che devono affrontare: «Tutti sanno che il tessuto produttivo italiano è fatto di piccole imprese, non di grandi colossi, eppure veniamo lasciati soli a combattere contro il Fisco, contro i clienti che non ci pagano, contro il mercato, contro la concorrenza asiatica. E ora anche contro questa norma assurda...». I toni sono sconsolati, quelli di chi vorrebbe fare impresa, ma spesso si ritrova a barcamenarsi tra mille difficoltà. «Sai che c’è di nuovo? - dice uno di loro prima di salutare-. Quasi quasi me ne vado in Svizzera e buona notte. Lì le condizioni sono diverse, alle imprese lì ci tengono davvero».

Luciano Grosso

© RIPRODUZIONE RISERVATA