La sfida dei lodigiani alla Costa

La sera, a cena, risuonava nella sale la musica del Titanic. Perché anche quella, per molti, era davvero la nave dei sogni. Almeno fino al drammatico schianto contro gli scogli dell’isola del Giglio. Erano le 21.42 dello scorso 13 gennaio quando la Costa Concordia, dopo l’inchino troppo ravvicinato al profilo dell’isola, incontrava sulla sua strada gli scogli. E poi lo squarcio, lungo 70 metri nel fianco, e il gigante del mare che lentamente, ma inesorabilmente, iniziava a imbarcare acqua. Senza che i passeggeri ne fossero informati; senza che nessuno avesse ancora dato l’allarme. Almeno fino alle 22.35. Il panico, i passeggeri che dalla paura si buttavano in acqua, alcune scialuppe che si arenavano sulla fiancata. Per chi è rimasto, per chi ce l’ha fatta, per chi è tornato dal disastro che si è inghiottito 32 vite umane, le immagini di quella notte, a quindici giorni di distanza, fanno male. Troppo. Rivivere in quei fotogrammi il terrore dal bilancio pesantissimo di 17 vittime e 16 dispersi, non è sopportabile. Anche per Michela Malusardi e Carlo Novazzi, di Lodi Vecchio, non sono facili i giorni dal quel maledetto 13 gennaio. Per loro era la quinta crociera. «Era la nostra dimensione ideale - racconta Michela Malusardi - : non dico che non ne faremo più, ma oggi non riusciamo neanche a parlarne». Nonostante il freddo di quella notte sia ormai alle spalle. «Personalmente non riesco neanche a guardare le immagini alla televisione, non riesco a sentire niente che riguardi la tragedia - spiega ancora la donna che dopo qualche giorno di riposo è tornata al lavoro - : da qualche parte bisogna pur ricominciare, ma non sono più io e me ne accorgo. Cerchiamo di stare in famiglia, di non parlarne, ma non sarà mai più lo stesso. Per questo ho deciso di rivolgermi ad un’associazione e di farmi aiutare con un sostegno psicologico». La notte si fatica a dormire. Tra i sogni e la veglia, si rincorrono le immagini di quella notte, dei compagni di viaggio nel panico, dei volti di chi non ce l’ha fatta e dalla vacanza dei sogni non è più tornato. «Siamo in contatto con una coppia svizzera, li abbiamo sentiti due giorni dopo il disastro, ma è difficile anche condividere - racconta ancora la donna da Lodi Vecchio - : c’è tanto rammarico, per quello che hai perso, per quello che avrebbe potuto essere e non è stato. Io penso che se avessero dato l’allarme prima, forse non ci sarebbe stato il panico o forse le conseguenze sarebbero state meno tragiche. Forse non ci sarebbero stati morti». Dubbi che pesano come macigni per chi era sulla nave. A cui si aggiungono le intercettazioni pubblicate nei giorni scorsi sul comportamento del comandante Francesco Schettino. «Le abbiamo sentite anche noi e penso che tutta l’Italia si sia fatta un’opinione - argomenta la signora Malusardi - : sapere che dietro quello che è successo, c’è un errore umano, rende ancora tutto più difficile da accettare». Come è difficile da digerire anche la lettera di scuse della compagnia Costa Crociere, arrivata nei giorni scorsi anche a casa Novazzi a Lodi Vecchio. «Ci chiedono cosa abbiamo perso, cosa c’era nella cassaforte, ma sinceramente non abbiamo alcuna intenzione di rispondere - chiude - : ci siamo già rivolti privatamente ad un legale che gestirà tutti i rapporti con Costa». Mentre le ricerche dei dispersi sono state sospese, e per rimuovere la nave, secondo il commissario per l’emergenza Franco Gabrielli, ci vorranno dai 7 ai 10 mesi, si è già aperta la partita dei risarcimenti. Nei prossimi giorni l’avvocato Giulia Buongiorno dovrebbe presentare una class action in difesa dei naufraghi (a cui avrebbero aderito già 50 passeggeri, molti stranieri), ma un primo accordo tra la compagnia Costa Crociere e le associazioni dei consumatori è già stato raggiunto grazie alla mediazione di Astoi Confindustria che prevede un indennizzo forfettario di 11 mila euro per ciascun passeggero, compresi i bambini sebbene non paganti. A cui si aggiungerà una cifra tra i 3 e i 4 mila euro, a seconda delle coperture assicurative, per il rimborso del valore integrale della crociera e delle spese sostenute. «Abbiamo sentito di queste cifre - commenta la donna lodigiana - , ma sinceramente al momento non mi interessano. Se ne occuperà il nostro legale».

Da quel 13 gennaio la notte è diventata un inferno: «Dormire è impossibile» dicono Michela Malusardi e Carlo Novazzi di Lodi Vecchio, i coniugi sopravvissuti al naufragio della Concordia. Lei ha chiesto aiuto a uno psicologo. «I risarcimenti? Ridicoli; ci siamo già affidati a un avvocato».

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