La donna morta sotto i ferri per una plastica: parla il perito

«Un farmaco che non poteva essere usato in quella clinica. Sprovvista di una rianimazione. E soprattutto non con quei dosaggi». Questo, in sintesi, il parere del consulente legale della procura, in merito al decesso dell’infermiera di Villanova Rosa Angela Lavorgna. La donna, classe 1969, se n’è andata un anno fa, il 12 maggio del 2015, durante un intervento estetico di rifacimento delle palpebre, in gergo, blefaroplastica.

Il marito Giuseppe Zilli, noto in città per l’autolavaggio di viale Milano, da un anno porta avanti la sua battaglia per fare chiarezza sull’accaduto. Quell’intervento doveva essere il suo regalo di compleanno alla donna, mamma del loro figlio 17enne. Il 6 maggio, l’ex infermiera, molto apprezzata all’ospedale Maggiore, esperta proprio in ambito chirurgico, era stata accompagnata da suo marito nella clinica Montenapoleone di Milano dove doveva essere operata alle palpebre. Durante l’intervento però, la donna era andata in arresto cardiocircolatorio. Il “118” aveva trasportato l’infermiera al Fatebenefratelli, ma i tentativi di salvarla, ormai, erano inutili. La mattina del 12 maggio è stata dichiarata la morte cerebrale della donna di Villanova. Sul registro degli indagati sono finiti i due chirurghi plastici che l’hanno operata, il medico anestesista e la legale rappresentante della struttura.

Ora le indagini si avviano verso la chiusura e quindi la procura deciderà se ci sono gli elementi per il rinvio a giudizio o si va verso l’archiviazione del caso.

«Secondo il perito della procura - spiega Zilli - ci sono stati degli errori, soprattutto da parte dell’anestesista, ma anche dei chirurghi. È stato somministrato, infatti, un anestetico che non poteva essere dato in quella sede, in una clinica senza reparto di rianimazione e poi la dose è stata eccessiva. Questo ha portato mia moglie all’arresto cardiocircolatorio. Senza le strumentazioni adatte, inoltre, i medici non sono riusciti a rianimare Rosa Angela. Le sue condizioni di salute, però, cioè il fatto che fosse poliallergica, non sono legate al decesso. Il problema è l’utilizzo di un sedativo che influisce sulle funzioni vitali. I medici hanno tentato la rianimazione cardiopolmonare con massaggio e palloncino Ambu, ma mia moglie non è stata intubata. Gli atti del pm sono in dirittura d’arrivo. Staremo a vedere come evolverà la vicenda». «Noi - prosegue il marito - stiamo seguendo una terapia psicologica e psichiatrica. La morte così improvvisa di Rosa Angela è stata una botta immane per noi; è anche difficoltoso superarla. Siamo contenti però di come sta lavorando la magistratura. Un grazie va al “118” e ai medici del Fatebenefratelli che sono riusciti a capire al volo quello che era successo a mia moglie».

Il giorno dell’anniversario, cioè domani, alle 15.30, nella cappella dell’ospedale, sarà celebrata una Messa in suo suffragio. A volerla sono stati i colleghi dell’ospedale, quelli che non la dimenticheranno mai.

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