In campo per Federico Barakat

«Federico non è stato ascoltato, non lo hanno voluto ascoltare e anche ora, nonostante ciò che è accaduto quel terribile giorno, si continua a non ascoltare tanti bambini che ingiustamente pagano gli errori dei grandi». Federico Barakat, il bimbo sandonatese ucciso nel febbraio 2009 dal padre mentre i due erano a colloquio nello spazio, teoricamente protetto, dei servizi sociali del Comune, è stato ricordato l’altro ieri nella quinta edizione del torneo calcistico “città di San Donato”, organizzato dall’Accademia sandonatese in cui il piccolo militava. Quando denunciava lo stato di disagio che gli provocavano i momenti insieme al padre, l’egiziano Mohamed Barakat, Federico non è stato ascoltato. Una circostanza che la mamma Antonella Penati non si stanca di sottolineare, come ha fatto in occasione del memorial di sabato pomeriggio. La kermesse è stata inaugurata nel 2010, il primo anno senza quello che era il portiere del team. Da allora si è affermato come un appuntamento fisso, una tradizione che si è aggiunta alle celebrazioni in memoria di Giuseppe Perna e di “nonno“ Pintabona, altri membri dell’Accademia venuti a mancare nel corso degli anni. Sul campo di via Gramsci si sono affrontate, lungo tutto il pomeriggio di sabato, otto squadre di pulcini (classe 2005) provenienti da Milano e provincia. Il podio ha visto il club milanese dell’Enotria piazzarsi sul gradino più alto, seguito dall’Aso Cerro. Medaglia di bronzo per la squadra di casa, il cui piazzamento è stato accolto dagli applausi di una cinquantina di presenti, radunatisi sugli spalti per ricordare ancora una volta la piccola vittima di una tragedia che ha scioccato San Donato e che ha generato lunghi strascichi giudiziari. A margine delle premiazioni sono intervenuti il presidente della società Piero Zanotta e la mamma di Federico, il quale «oggi avrebbe quattordici anni - ha ricordato -. In un certo senso il suo spirito è ancora qui, a giocare a pallone insieme a voi». Infine, la donna ha ricordato una frase di Dario Fo: «non si può morire per la spocchia dei grandi» diceva il premio Nobel. Parole che riassumono la drammatica vicenda del bambino. «Ai genitori presenti dico di ascoltare i bambini, sempre - ha chiosato Penati -. Ai ragazzi dico di divertirsi sempre nella vita e ricordarsi che le sconfitte aiutano a crescere».

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