Il processo per Italia 90:prima udienza tra un meseper i funzionari di S. Angelo

Sì, c’erano delle pressioni perché la gara del servizio rifiuti di Sant’Angelo Lodigiano andasse in un certo modo, ma non nascevano certo da una supposta paura nei confronti dell’azienda Italia 90»: potrebbero difendersi così i tecnici comunali Giuseppe Tacchini e Stefano Porcari nell’udienza preliminare che all’inizio di giugno deciderà chi finirà sotto processo fra i 13 indagati per l’appalto rifiuti da 5 milioni più Iva del dicembre 2008. A dieci mesi dall’avviso di fine indagini siglato dal pm Paolo Filippini e a quasi cinque dalla trasmissione degli atti all’ufficio gip/gup, l’udienza è stata fissata e le difese tra qualche giorno torneranno ad affilare le armi.

In una vicenda che non contempla tra le accuse né l’associazione per delinquere né tantomeno l’attività organizzata per il trattamento illecito di rifiuti, che farebbe finire tutto al tribunale di Milano per le nuove norme sulla competenza delle direzioni distrettuali antimafia. Le accuse infatti comprendono, a vario titolo, l’estorsione, che era stata contestata in un secondo momento, la turbativa d’asta, la rivelazione di segreto d’ufficio, il falso ideologico, diverse ipotesi di falso e la truffa ai danni di comuni del Basso Lodigiano che avrebbero pagato lo smaltimento della loro spazzatura più del dovuto.

«Claudio Demma (il socio unico di Italia 90, ndr.) riteneva che la sua azienda avesse i titoli per vincere la gara e se proprio la magistratura riterrà che avesse fatto pressioni per quell’appalto si potrà ipotizzare l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni», ribadisce l’avvocato Augusto Cornalba di Lodi, uno dei difensori dell’imprenditore palermitano.

A fronte di una tesi accusatoria che ritiene che l’appalto fosse stato pilotato, quantomeno con fughe di notizie dall’ufficio tecnico comunale, palazzo Delmati potrebbe costituirsi parte civile: «Formalmente non abbiamo ancora ricevuto alcun atto, quando perverrà l’avviso relativo all’udienza valuteremo, con i nostri legali, se sarà il caso di costituire il Comune parte civile», spiega il sindaco di Sant’Angelo Domenico Crespi.

I due tecnici comunali potrebbero invece difendersi ripercorrendo il momento storico di quell’appalto, quando ci sarebbe stata la linea di usufruire dei ribassi che offriva il mercato e tra gli aspiranti c’era un’azienda, Italia 90 appunto, che a Sant’Angelo aveva già lavorato, così come in decine di altri comuni lombardi. L’atteggiamento sarebbe stato quello di favorire il Comune, non certo questa o quella azienda. Di legami presunti con il crimine organizzato in questa inchiesta non si parla e il procedimento lodigiano nasce e si chiude con reati “comuni”.

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