Il gigante dei rifiuti di Corteolona

spaventa i comuni del Lodigiano

Il raggio di ricaduta di polveri e fumi che passerà dagli attuali 12 chilometri a 23, di fatto interessando una grande fetta del Lodigiano, da San Colombano a Borghetto a Sant’Angelo fino alle porte di Lodi

Lodi

Il mostro di Corteolona fa paura anche al Lodigiano. L’inceneritore A2A del Pavese va verso l’ampliamento e la triplicazione della capacità di bruciare rifiuti, con un raggio di ricaduta di polveri e fumi che passerà dagli attuali 12 chilometri a 23, di fatto interessando una grande fetta del Lodigiano, da San Colombano a Borghetto a Sant’Angelo fino alle porte di Lodi, da Orio Litta a Casale, fino alle porte di Codogno. La denuncia arriva dal comitato “Vivo la Bassa”, costituito da cittadini e sindaci del Pavese. Il comitato sta avviando una serie di iniziative d’informazione in tutti i comuni, e arriverà anche nel Lodigiano, e intanto sta predisponendo come ultima arma un esposto alla Procura di Pavia. Un ricorso di alcuni comuni al Tar della Lombardia è stato rigettato in primavera, e ora si attendono i risultati dell’appello al Consiglio di Stato, i cui tempi però sono lunghi.

L’ampliamento dell’impianto ha già ottenuto le autorizzazioni del comune di Corteolona e di Regione Lombardia, e ora la Provincia di Pavia si appresta a rilasciare l’autorizzazione ambientale, ultimo atto necessario all’avvio dei lavori. In un consiglio provinciale aperto martedì sera gli amministratori pavesi, pur riconoscendo le criticità dell’impianto, hanno però sostenuto di non avere strumenti normativi tali da bloccare la richiesta, se non a rischio di esporsi a un contenzioso milionario con la società. Attualmente l’impianto lavora 130mila tonnellate di rifiuti l’anno, in teoria solo frazione secca indifferenziata, di cui 70mila nel termovalorizzatore. Dopo l’ampliamento, la capacità di lavorazione dell’inceneritore salirà a 230mila tonnellate, e pur se non contemplato nei progetti ci sarà un probabile impatto sul traffico di Tir diretti all’impianto. E se oggi il raggio di ricaduta di polveri e fumi è stimato in 12 chilometri dal camino, dopo sarà di 23 chilometri, quanto basta a mettere in allerta un’ampia fascia del Lodigiano, a sud di Lodi.

«Questo è un problema territoriale più ampio del Pavese, come dimostrano i dati del progetto – spiega il presidente del comitato “Vivo la Bassa” Gabriele Grossi -. Noi contestiamo che il Pavese, così come il Lodigiano, subirà il trattamento di molti più rifiuti di quanti prodotti, senza la possibilità di controlli efficaci, e nel silenzio delle autorità sul problema della salute pubblica. Si sta aprendo un enorme problema di inquinamento in un’area che è già tra le più inquinate d’Italia».n

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