I medici l’avevano data per spacciata: così Mirela continua a lottare

I medici l’avevano data per spacciata: «Vai all’hospice, o stai a casa con una badante». Ma lei, Mirela Molea, 35 anni, di San Martino, non si è arresa e ha ripreso a lottare contro la sua malattia. A consentirglielo è stato l’ascorbato di potassio, una sostanza propostale insieme al ribosio e alle vitamine, dalla fondazione Valsé Pantellini di Firenze. «Mi avevano detto che non potevo più curarmi - racconta la donna, originaria di Bucarest e mamma di una ragazza di 16 anni -, così navigando su internet ho scoperto questa novità. Nel giro di un mese mi sono ripresa al punto che i medici dell’ospedale di Vizzolo mi hanno detto che adesso potevo continuare con la chemioterapia e così sto facendo». La fondazione toscana deve il suo nome all’attività scientifica del biochimico fiorentino Gianfrancesco Valsè Pantellini, scopritore, dicono gli esponenti della clinica «delle qualità curative dell’ascorbato di Potassio contro il cancro e le malattie degenerative».

«La mia vicenda - racconta la donna - incomincia 7 anni fa, quando mi sono accorta che mi usciva del pus dall’ombelico. Sono stata operata a Sant’Angelo, ma hanno scoperto che erano presenti delle cellule cancerogene. Il pus era il sintomo di un tumore alle ovaie. Sono stata operata ancora e poi ho incominciato la chemioterapia. Per 5 anni sono stata bene, facevo la cameriera e la commessa e ogni 6 mesi mi sottoponevo ai controlli». Due anni fa, a luglio, invece, la donna è stata colpita da una recidiva. «Ho ripreso a fare la chemioterapia, a Lodi - spiega -. Al quarto ciclo di cure mi è venuto un attacco di ansia che è stato scambiato per schock anafilattico, così hanno cambiato il farmaco e me ne hanno prescritto un altro che però aveva una tossicità troppo elevata. Mi è venuta un’embolia polmonare, sono stata portata al pronto soccorso di Melegnano, mi è venuto un focolaio e mi sono aggravata. Sono stata ricoverata una settimana, poi i medici hanno chiamato i parenti e hanno detto che con un tumore e un’embolia non c’era più niente da fare. Sono stata dimessa dall’ospedale: ero in carrozzina, dimagrita e incontinente. Mi hanno proposto l’hospice o la badante, ma avevo paura mi portassero via la figlia, unica tragione della mia vita. Così amici e vicini hanno fatto una raccolta di fondi per aiutarmi, perché nel frattempo il negozio di piazza Vittoria, a Lodi, per il quale lavoravo era fallito. Ho trovato questa fondazione. Da quando ho incominciato questa terapia mi sono risollevata. Non sono più un vegetale. Ci credo tanto, così come credo nella medicina tradizionale, ma queste cure sono molto costose. Mio fratello, i miei vicini, gli amici Vasile Mircea e Lica Ionut si sono rivolti a padre Cazacu e hanno fatto una raccolta per me in chiesa. Hanno pagato e stanno pagando anche le spese condominiali. Avevo avviato un mutuo per la casa prima che chiudesse l’attività. Visto che mi sono risollevata i medici, ora, mi hanno riproposto la chemioterapia. Il dottore Andrea De Monte è molto bravo e ci sta mettendo il cuore. Ora hanno organizzato una serata per me al “fuori Modena”. Vorrei ringraziare tanto il titolare». La serata, con cena, balli e musica “Insieme per Mirela” si svolgerà venerdì 13 maggio, alle 20.30, nel locale di via Mosè Bianchi. Tutto il ricavato sarà riservato a lei.

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