I gerali d’agosto restano semivuoti

Lodi, Merlino, Boffalora e Spino: pochi i bagnanti,

tra cui romeni e famiglie sudamericane.

Lo scandalo sono invece i cumuli di immondizia

Lodi, Merlino, Boffalora, Spino d’Adda. Spiagge e gerali presi d’assalto nell’ultimo week end prima di Ferragosto, ma ad affollare oltre ogni limite le rive dell’Adda non sono stati bagnanti e pescatori, bensì quintali e quintali di rifiuti, sparpagliati in ogni dove dalle Due Acque al Casellario. Per il resto, pochi i lodigiani che hanno scelto di trascorrere il fine settimana con i piedi a mollo: nel pomeriggio di sabato i gerali un tempo più gettonati sono rimasti pressoché deserti, qualche presenza in più la domenica, ma nulla di paragonabile all’affluenza “riminese” di qualche estate fa. Chi, del resto, avrebbe voglia di trascorrere il pomeriggio con una lattina di birra per vicina d’ombrellone, o in mezzo a un prato di costine marce? Nessuno, appunto, fatta eccezione per qualche impavido turista milanese. Come il signor Alfonso, partito da Corsico con moglie e figlioletto e approdato sotto il ponte di Spino d’Adda: «Vedo anch’io che in giro c’è un sacco di sporcizia - dice, additando il cumulo di rifiuti accatastati contro il muro che delimita il parcheggio - ma con una giornata così restare in casa sarebbe stato un delitto, e non è che altrove la situazione sia migliore».

Come lui, un centinaio di persone ha scelto di trascorrere il sabato pomeriggio sui gerali di questo tratto di fiume, approfittando dell’acqua eccezionalmente limpida per una piccola nuotata, in barba al divieto di balneazione. Il compito di rilevare l’evidente effrazione, però, era affidato soltanto a qualche pigro airone, poco propenso a interrompere la pesca per spiccare contravvenzioni. Qui come altrove (dalle Due Acque al Casellario, dal Geraletto a Bocchi di Merlino) il resto della “fauna” era composto da bipedi in costume da bagno di diversa provenienza: la maggior parte vantava cittadinanza italiana (come i rifiuti in mezzo ai quali stendere i salviettoni), c’erano poi fisionomie tipiche dell’est Europa, riconoscibili anche per la spiccata propensione alla birra e alle partite a carte, e piccoli branchi di allegri “latinos”, individuabili da lontano per via del fumo che si sollevava dai loro luculliani barbecue.

«Andremmovolentieri anche in piscina, ma come vedi siamo in tanti e spenderemmo troppo» dice il padrone della griglia. Già, le piscine, meta privilegiata dell’agosto in città: anche loro, sabato, erano semivuote, segno inequivocabile che, crisi o non crisi, a Lodi sono rimasti in pochi. Fra di essi, qualcuno ha imbracciato la canna da pesca, altri sono in saliti in sella alla moto da enduro, sempre pochi comunque, praticamente nessuno: anche sui gerali a nord del ponte di Spino, un tempo zona prediletta dai trialisti, non si udiva nessun rombo di motore, solo l’abbaiare di qualche cagnolino.

Analoga situazionenei tratti di fiume vicini al capoluogo: deserto il Casellario, deserto il Geraletto, e anche la spiaggia sabbiosa alle spalle della Martinetta non ospitava domenica nemmeno un pescatore. Leggermente più frequentata la cava di Boffalora, con una ventina di auto parcheggiate accanto al ristorante e mezza dozzina di ombrelloni, piantati a qualche decina di metri dall’enorme montagna di immondizia, scandalo dell’estate lodigiana. Purtroppo è sempre questa la notizia più rilevante: spazzatura ovunque, accatastata in cumuli o seminata nei boschetti, sui ciottoli, lungo i sentieri che seguono il corso dell’Adda. È colpa sua (e della sprezzante ignoranza di chi ce l’ha lasciata) se per descrivere i gerali d’agosto, anche quest’anno, è sufficiente una sola frase: “più rifiuti che cristiani”; ancora un paio d’anni e a prendere il sole rimarranno soltanto i primi.

Silvia Canevara

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