Granata: «Impoveriti da decisioni prese dall’alto»

Annarita Granata: «La trasformazione delle Popolari in spa porterà ad un innalzamento del valore delle azioni, ma si perderà l’aderenza della banca al territorio»

Prosegue la pubblicazione dei contributi sul futuro della Banca Popolare di Lodi.

Egregio Direttore,

ho letto con piacere in questi giorni sul suo giornale il pensiero di rappresentanti istituzionali del nostro territorio, sia politici che associativi, in merito al decreto che definisce disposizioni urgenti per il sistema bancario e gli investimenti. Il piacere sta nel fatto che è evidente il senso di appartenenza di tutti noi al sistema territorio, al Lodigiano, con le sue gioie ed i suoi dolori, ed, ampliando la visione, al sistema Italia.

Ma mi sorge spontanea una domanda: ha ragione di esistere e di proliferare un governo centrale come quello che ci siamo ritrovati che tanto parla di “sistema paese” quando poi fa di tutto per polverizzare i sistemi territorio che aggregati vanno a comporre il sistema paese??? Perché è di questo che stiamo parlando!

Nulla più si dovrebbe frapporre fra il cittadino e/o imprenditore ed il sistema governativo centrale. Nulla più di aggregante e di garantista dovrebbe accorpare gruppi di interesse civico o imprenditoriale che possano poi avere un potere interlocutorio, sia collaborativo che di interdizione, rispetto a chi poi decide, per dare a ciascuno di noi che singolarmente farebbe fatica a farsi sentire una voce comune di difesa di diritti e di assunzione di propria responsabilità rispetto agli obiettivi da raggiungere. È da qualche mese ormai che vediamo costantemente il nostro sistema politico partorire decisioni che vanno a scardinare equilibri decennali e consolidati, con i loro lati positivi ed i loro lati negativi, ma comunque sistemi che hanno sostenuto economie storiche e convivenze cittadine di lunga data.

Tutto ciò non in ragione di un processo di ammodernamento, anche condivisibile, dettato dalla globalizzazione dei macrosistemi politico/economico/finanziari in cui è corretto che un Paese di sostanza come l’Italia debba esserci, prima in Europa e poi nel sistema più complessivo. Ma in ragione di presunti processi di rafforzamento facendo assomigliare l’Italia al paese che non è, tradendo le sue origini di mutualità e di welfare assistito, che ci hanno fatto crescere e ci hanno consentito di affermarci come uno dei paesi più industrializzati al mondo.

A questo punto mi domando, senza divagare ulteriormente: ma un territorio come il nostro, al pari di tanti altri territori italiani che nelle loro specificità riconosciute sono comunque in grado di convivere rispettandosi, può andare avanti a farsi impoverire da decisioni prese lontano?...a farsi togliere i tasselli di un puzzle che hanno sostenuto il senso civico e civile della nostra realtà oltre ad avere un ruolo importante nello sviluppo economico del territorio?...io non credo.

Qualche mese fa abbiamo assistito allo scompaginamento dell’assetto politico provinciale, dove i dictat sull’abolizione di questa istituzione dovevano liberare risorse importanti, facendo risparmiare al sistema centrale un certo ammontare di euro utili per…??? non si sa. Se la guardiamo come territorio non aver più una governance provinciale mette a rischio la sostenibilità dei servizi al cittadino ed alle imprese, privandoli di un punto di aggregazione per condividere politiche civili ed economiche da calare sul territorio a sostegno delle esigenze dello stesso.

Poi la nostra Camera di Commercio privata come le altre con un drastico taglio di un ammontare rilevante di risorse che la stessa, attraverso la sua operatività e vicinanza a tutto il sistema imprenditoriale provinciale, riversava sul territorio per iniziative di sostegno allo sviluppo ed all’occupazione.

A seguito della riforma la sopravvivenza di quest’altro punto di aggregazione è messa in discussione in ragione di un risparmio di risorse che, anche qui mi domando, vanno a sanare il debito di chi? ...non so. Sicuramente non un debito del territorio, che tendenzialmente è apportatore di ricchezza alle proprie istituzioni.

Ed ora l’oggetto del contendere, la riforma delle banche popolari, e magari tra un po’ anche delle banche di credito cooperativo, chi può dirlo. Perché, attenzione, qua non si tratta di una visione demagogica di protezione di un territorio o di un istituto, ma semplicemente di prendere coscienza che con un decreto si manda al macero un modo di fare banca, di essere istituti di credito di territorio da decenni.

Le banche popolari che, in ragione delle loro origini mutualistiche (per la nostra Popolare di Lodi 150 anni fa) sono nate per dare sostegno economico ai lavoratori non finanziati dalle banche perché poco affidabili, per dare fiducia alle idee imprenditoriali del territorio di appartenenza, hanno nel corso degli anni modificato parzialmente questo modo di essere, evolvendo verso l’assetto di banche “non popolari” per dimensioni e patrimonializzazione pur mantenendo i connotati di governance e di approccio al mercato di una popolare.

La partecipazione oggettiva dei territori alla vita ed all’attività di questi istituti attraverso il voto capitario dei singoli soci sicuramente non da “peso azionario” al socio in ragione di una valutazione puramente economica, però consente di essere partecipi della vita e dello sviluppo dell’istituto di credito anche se possessori di un numero limitato di azioni.

La trasformazione in spa porterà sicuramente ad un innalzamento immediato del valore delle azioni che i singoli potranno vendere ottimizzando i profitti, ma si perderà l’aderenza della banca al territorio. Le acquisizioni potenzialmente fatte anche da investitori extraterritorio allontaneranno la governance dai bisogni e dalle necessità del territorio stesso.

Nessuno ha la presunzione di affermare che con il voto capitario tutti i soci sono chiamati a sedere nella stanza dei bottoni dove si decidono le strategie della banca, ma sicuramente questo assetto porta l’istituto ad avere una particolare attenzione al territorio da cui proviene la sua ricchezza e da cui dipende la sua esistenza, risparmi ed investimenti di noi lodigiani.

Proprio a Lodi abbiamo un esempio quotidiano di quanto la Fondazione della Banca Popolare di Lodi può fare e fa a beneficio di enti ed associazioni, nonché degli altri interlocutori che le si avvicinano per condividere progetti ed iniziative che possono far convivere pubblico e privato nell’ottica di favorire aggregazioni d’idee che consentano il miglior efficientamento delle risorse che la Fondazione ha a disposizione ogni anno.

Nell’ottica di rivoluzione che si sta attuando la nostra Fondazione riuscirà a mantenere questo importante ruolo di soggetto sussidiario al welfare territoriale?... non credo. A tutt’oggi questa situazione vincolava il Banco Popolare stesso a riversare risorse sui territori che lo compongono, ma con il voto azionario la situazione evolverà verso acquisizioni da parte di soggetti non necessariamente del territorio che non necessariamente perseguiranno interessi di territorio.

Con tutta probabilità era forse auspicabile, nella logica che l’evoluzione della specie esiste anche per le banche, propendere verso un ridisegno degli statuti e della rinnovabilità della governance, che per l’immaginario collettivo è il punto debole di un governo democratico delle Popolari da parte della base associativa (potremmo discutere di quanto può essere democratica la gestione di una spa, nel rispetto e nella trasparenza delle decisioni degli organi amministrativi, anche di questo si potrebbe dubitare, di esempi ne abbiamo), piuttosto che decretare la fine di un modo di fare banca semplicemente in ragione di un falso e demagogico processo di ammodernamento del sistema bancario nazionale.

Tutte le fattispecie societarie hanno ragione d’esistere, ognuna con le proprie caratteristiche e le proprie propensioni, sarà la logica di mercato a dare il merito all’una o all’altra, sempre in conformità alla libera concorrenza.

Vorrei chiudere qua il mio intervento riallacciandomi all’inizio dell’articolo per sollecitare le istituzioni lodigiane e tutti i cittadini che animano i nostri comuni a fare quadrato intorno al lodigiano, affinchè venga percepita la nostra moderna volontà di evolvere alla ricerca del miglior modo per crescere comunque in un momento di difficoltà, senza però venire meno ai valori del nostro territorio ed alla consapevolezza di poter contare dicendo la nostra, sempre.

Grazie per l’attenzione.

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