Furto a casa del leader del “no gas”

«Sono passati davanti ad altre 9 famiglie e hanno agito prima che suonasse l’antifurto - denuncia Biagini - sapevano benissimo come muoversi»

Hanno scardinato un cancello elettrico, sfondato la porta blindata e, prima che il suono dell’allarme squarciasse l’aria della notte, hanno portato via quello che potevano. Comprese le chiavi dell’Audi A4 della famiglia, con cui sono fuggiti. Blitz rapidissimo nella notte tra martedì e mercoledì alla Muzza di Cornegliano, in via Donizetti. A farne la spese, Roberto Biagini e la sua famiglia, tra i fondatori del Comitato No Gas Cornegliano, che lotta contro l’impianto di stoccaggio del gas da 2,2 miliardi di metri cubi che Italgas è pronta a realizzare sotto le campagne del paese.

E quella delle notte scorsa, non è la prima incursione subita da Biagini, anche se è di sicuro la più grave. Nei mesi scorsi, era già successo due volte. In un’occasione Biagini si era accorto in tempo di avere dei visitatori non voluti in giardino ed era riuscito a metterli in fuga; in un’altra i malintenzionati si erano accaniti sulla sua auto, parcheggiata in quel caso sulla via di casa, mandando in frantumi il lunotto posteriore. Tanto che, in un’assemblea pubblica, Biagini aveva parlato di intimidazioni che non l’avrebbero fermato. «In questo caso sono riusciti nel loro intento - commenta amareggiato Biagini, all’indomani della notte di terrore - : la cosa che più spaventa è che sembravano esattamente cosa fare e sopratutto che nessuna difesa sembra essere sufficiente per tutelarsi da questi episodi». Non è servita la porta blindata, non è bastato l’allarme volumetrico, regolarmente inserito.

Secondo la ricostruzione dei fatti, i delinquenti sarebbero arrivati in piena notte, poco prima delle 3.30 e per prima cosa avrebbero distrutto i braccetti in metallo che regolavano l’apertura del cancello elettronico del complesso residenziale in cui abitano nove famiglie, per preparare la fuga.

La casa di Biagini è l’ultima del complesso: per questo, la sensazione è che l’incursione fosse preparata e non improvvisata. «Hanno camminato dritti fino a casa mia, passando davanti a 9 famiglie con il rischio di essere visti - racconta l’uomo - : arrivati a destinazione, hanno letteralmente sfondato la porta blindata e hanno fatto quello che dovevano prima che l’allarme suonasse. Ci sono 15 secondi tra l’apertura della porta e il suono dell’allarme, quelli che di solito servono al padrone di casa per inserire il codice». In quel lasso di tempo, i ladri hanno preso la ventiquattrore di Biagini - che conteneva oltre a documenti anche relativi allo stoccaggio del gas, anche un navigatore e un lettore Mp3 - , le chiavi della macchina e la giacca dell’abito di lui, appoggiata su una sedia.

«Avevo lasciato il portafoglio in tasca - specifica lui - : le altre cose erano tutte sul mobile all’ingresso, che usiamo come appoggio al rientro dal lavoro. Sembrava tutto pianificato». Quando la famiglia ha sentito il suono dell’allarme, era già tardi. «Ho acceso la luce e sono sceso senza pensarci troppo - chiude Biagini - , ma erano già in strada. Non ho nemmeno avuto il tempo di vedere l’auto uscire dal vialetto. Ci avranno messo 30 secondi al massimo». In via Doninzetti adesso c’è allarme, per un episodio che ha scosso tutta la comunità anche per le modalità con cui è stato messo a segno.

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