«Figlia di una santa? Dono e responsabilità»

“Come ci si sente a essere figlia di una santa?” È una domanda spesso rivolta a Gianna Emanuela Molla che, nell’incontro tenutosi venerdì, presso l’oratorio di san Rocco, ha così riposto: «Ringrazio innanzitutto il Signore per questo dono: è una gioia, un onore e una responsabilità». Emanuela ha spiegato infatti che la sua mamma, Gianna Beretta Molla, è la prima laica proclamata santa, il 16 maggio 2004, a seguito del processo di canonizzazione iniziato nel 1994, quando papa Giovanni Paolo II l’aveva beatificata come “madre di famiglia”.

Le radici della santità di Gianna, ha proseguito Emanuela, affondano nella famiglia d’origine. Nacque a Magenta nel 1922, da una coppia di terziari francescani, decima di tredici figli, di cui tre abbracciarono la vita religiosa. I genitori furono i suoi primi catechisti e Gianna crebbe sempre attiva e pronta ad aiutare, curiosa e appassionata di musica, pittura e sport.

Nel 1941 si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia, specializzandosi in pediatria nel 1952. «Furono gli anni dell’università quelli in cui la mamma si inserì nella vita della comunità parrocchiale di San Martino, offrendo la propria collaborazione al parroco, nell’educazione delle giovani di Azione cattolica».

Emanuela ha ricordato che «la mamma viveva la sua attività di medico come una vera e propria missione, il cui scopo era curare tutta la persona e non solo il corpo». Lo stesso impegno ed entusiasmo animarono il suo matrimonio con Pietro Molla, da cui ebbe i primi tre figli Pierluigi, Maria Zita e Laura. «La mamma conobbe ufficialmente il papà, nativo di Mesero, l’8 dicembre del 1954, e già il giorno successivo il papà scriveva che era certo di aver avuto un buon incontro e che la Madonna Immacolata lo aveva benedetto». L’intimità dei due crebbe di giorno in giorno, tanto che nel febbraio successivo Gianna si rivolgeva così al futuro marito: «Ora ci sei tu a cui già voglio bene ed intendo donarmi per formare una famiglia veramente cristiana».

Nella comunione di vita e d’amore della famiglia, Gianna si sentì sempre appagata e presto cominciò a pregare perché le fosse concesso un altro bambino. «Il Signore la esaudì, ma questa grazie divina le avrebbe richiesto il sacrificio della sua vita. E la mamma lo fece». Alcuni giorni prima del parto, affermò risoluta: «Se dovete decidere tra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete - e lo esigo - il bimbo. Salvate lui». E così in effetti avvenne, coerentemente con il principio di sacro rispetto per la vita a cui questa mamma santa si era sempre attenuta.

L’intervento di Emanuela si conclude con l’efficace sintesi proposta dal parroco don Pierluigi ai circa duecento presenti: l’insegnamento di Gianna è quello di una santità del quotidiano, accessibile a tutti e realizzabile per ciascuno nel proprio contesto parrocchiale e familiare.

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