E.on, enti locali pronti a fare causa

«Stiamo valutando l’ipotesi di fare causa a E.on per il mancato rispetto della convenzione del 2008. L’approfondimento è in fase avanzata». Lo afferma Luca Ferrari, sindaco di Montanaso, uno dei due comuni che ospitano la centrale del gruppo tedesco E.on. La maxi causa, che se partisse avrebbe dell’incredibile, vede coalizzati i comuni di Montanaso e di Tavazzano, la Provincia di Lodi e il comune di Lodi. Se il mancato rispetto della convenzione del 2008 arrivasse realmente in un’aula di tribunale, si assisterebbe insomma allo scontro di “Davide contro Golia”: da un lato una piccola provincia e tre comuni, dall’altro un gigante del settore energetico, che conta 76mila dipendenti.

Cuore della convenzione del 2008 sono le ricadute economiche e ambientali per gli enti pubblici, a fronte di nuovi pesanti investimenti di E.on sul sito di Tavazzano, in primo luogo la dismissione della torre 8 che funziona a gas naturale e l’estensione del turbogas. Ma dal 2008 a oggi molte cose sono cambiate: la crisi economica ha portato a una riduzione dell’energia elettrica venduta e di conseguenza E.on ha rivisto i propri piani di investimento. «I nuovi investimenti sull’impianto di Montanaso-Tavazzano sono stati annullati», ha confermato pochi giorni fa il segretario nazionale della Flaei Cisl, Carlo Meazzi. Niente investimenti, niente rispetto della convenzione dunque, che significa circa 4 milioni di euro in meno per il comune di Tavazzano e circa 6 per quello di Montanaso, secondo le cifre fornite ieri dai sindaci dei due paesi.

Come contrastare la decisione di E.on di non rispettare la convenzione? Avviando una causa legale. Se il primo cittadino di Montanaso appare fiducioso sulla percorribilità dell’iniziativa, maggiore prudenza viene usata da Alfredo Ferrari, consigliere provinciale e presidente della Commissione provinciale ambiente: «Confermo che l’ipotesi di fare causa a E.on è allo studio di alcuni legali - dice -: al gruppo tedesco imputiamo il mancato rispetto della convenzione, in maniera unilaterale. Stante la delicatezza del tema e le dimensioni di E.on, è però chiaro che una causa potrà essere avviata solo se vi saranno tutte le condizioni». Una considerazione, quest’ultima, che è stata fatta anche dai singoli componenti della giunta Foroni nelle scorse settimane. A quanto risulta però, proprio all’interno dell’esecutivo provinciale non mancano i dubbi sulla reale praticabilità dell’iniziativa e sui rischi a essa collegati.

Al di là dell’aspetto economico, il passo indietro di E.on sugli investimenti suona come un campanello dall’allarme per l’occupazione. Secondo il sindaco di Tavazzano, Giuseppe Russo, «l’apertura della mobilità per 5 dipendenti è un segnale grave; non vorremmo che le ricadute occupazionali si ampliassero nei prossimi anni». «Il problema - aggiunge Ferrari di Montanaso - è che il governo è incapace di farsi rispettare dai colossi energetici stranieri, che in Italia fanno quello che vogliono».

Lorenzo Rinaldi

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