Dopo l’ospedale per il Covid il sindaco di Cornegliano torna nel suo municipio

Claudio Moneta: «Ho percepito tanta umanità dal personale che mi circondava»

La voce si incrina quando pensa alle prime notti in ospedale, alla paura di essere intubato, ma anche alla valanga di affetto che ha ricevuto, a distanza. «Non so quante persone mi hanno fatto piangere con i loro messaggi: mia moglie scherzando mi diceva che stava facendo la mia segretaria, costretta a far fronte alla solidarietà incredibile, anche da chi non mi aspettavo». Claudio Moneta, primo cittadino di Cornegliano Laudense, è tra quelli che ce l’ha fatta. Ha passato tredici giorni all’ospedale Maggiore di Lodi - dal 16 al 29 ottobre - e oggi ha vinto la battaglia contro il Covid-19.

Nel reparto Covid del Maggiore aveva il numero 27, ma per tutti qui era il “sindaco”. «Per me è iniziata con un raffreddore - ricorda Moneta - , a cui è seguita, il giorno dopo, la febbre. Al pronto soccorso ho fatto rx torace e prelievo arterioso, ma non risultava ancora nulla, così sono tornato a casa. Ma ero debole e ho acquistato un saturimetro per monitorarmi». E la prima rilevazione restituisce il numero 89 che, per l’ossigenazione del sangue, è da allarme rosso. Il 7 ottobre, il primo tampone sancisce la diagnosi di positività e il 16 ottobre, il giorno del suo compleanno, viene ricoverato con una polmonite bilaterale. «Mi hanno messo sotto ossigeno e non riuscivo a chiudere occhio - ricorda - : ero prima di tutto spaventato. Oggi siamo tutti a conoscenza delle possibili evoluzioni ed è inevitabile pensare alla famiglia. Sei lì, da solo, ma quello che ho ricevuto dagli operatori sanitari e da tutti gli addetti è un’umanità incredibile. Hai a che fare costantemente con persone che sembrano fantasmi, con i loro camici, la doppia mascherina, la visiera, i calzari. Di loro riconosci solo il nome scritto con un pennarello sul camice e la voce, però il conforto e l’incoraggiamento che arriva da loro è enorme». Fondamentale, però, secondo il sindaco, è anche l’azione preventiva del medico di base. «In un momento in cui vengono messi in discussione, ritengo essenziale rimarcare il grande contributo dei medici di base, che sono comunque in prima linea. E nel mio caso quel contributo è stato essenziale». Il quadro clinico è andato migliorando, fino alle dimissioni, ma il sindaco non ha comunque mai smesso di seguire il paese. «Ho la fortuna di essere circondato di persone capaci - spiega - : quando abbiamo formato la lista, non sono state fatte scelte politiche o di partito, ma tutto si è basato sulle persone e le loro competenze e a ciascuno di lodo ho assegnato una delega. In questo periodo, il vicesindaco Giavardi è diventato l’istituzione principale e i contatti sono stati quotidiani: su ogni scelta ci siamo confrontati». Giovedì Moneta riprenderà parte a una capigruppo e venerdì c’è il primo consiglio comunale post-Covid. «Sono ancora debole , ma in Comune oggi ci sono almeno un’ora al giorno». Di questi giorni bui, restano i sentimenti. Quelli difficili legati alla paura e ai timori e quelli che scaldano il cuore, generati dalla solidarietà del paese e dall’affetto tra compagni di avventura, uniti dalla voglia di farcela.

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