Dimessa dalla casa di riposo, muore

È morta ieri mattina l’anziana di San Colombano che il 21 marzo scorso era stata dimessa dalla casa di riposo Zoncada di Borghetto perché la famiglia era in arretrato di sette mesi con il pagamento delle rette. E il figlio, che vede un nesso fra i due avvenimenti, sta valutando addirittura con il suo avvocato la possibilità di presentare una querela per “omicidio colposo” nei confronti del presidente della onlus Gianfranco Pinciroli. «Fuori da Borghetto l’avevamo portata prima a casa e poi in un’altra struttura, che costava il doppio, in Valtrebbia nel Piacentino - spiega il figlio, Giovanni Bonvini -, ma lì ci è rimasta solo dieci giorni. Non mangiava più nulla, ingeriva solo liquidi, diceva di non sentirsi a casa. Si è lasciata morire. È morta di crepacuore, poi sono subentrate altre patologie renali e polmonari». Affermazioni pesanti, che però l’uomo, di 65 anni e vicino alla pensione, dovrà essere in grado di dimostrare se vorrà passare alle vie legali.

La signora, Piera Rozza, aveva 89 anni ed era ospite della casa di riposo dal 2009. Ma nell’ultimo anno si era accumulato un ritardo sul pagamento delle rette di 14mila euro («ma secondo i miei calcoli erano 11.200 euro») a causa dei problemi sul lavoro del figlio. Così la struttura aveva avvertito per tempo i familiari che la donna sarebbe stata dimessa. Per impedirlo, non sono bastati gli anticipi versati (duemila euro) e promessi (seimila) nelle ultime settimane. «La sorte di mia madre era già decisa: dovevamo pagare tutto, altrimenti era fuori. Non hanno nemmeno verificato se la casa fosse abilitata ad accoglierla - aggiunge polemico Giovanni Bonvini -. Avrei preferito se avessero querelato me, invece ha pagato lei, e a caro prezzo. Ha sofferto molto. La sua casa era là, a Borghetto. Nella nuova struttura continuava a ripetere “dove sono, questa non è casa mia”, ma come potevamo spiegarle cosa era successo».

La donna si era sentita male mercoledì scorso. Non respirava più, così era stata portata all’ospedale di Piacenza in condizioni disperate. Venerdì era uscita dal coma, e nei familiari si era acceso un barlume di speranza, anche se la situazione restava comunque molto grave. Ieri mattina, infine, c’è stato il decesso. «Ci hanno chiamato proprio mentre stavamo uscendo per andare a trovarla - conclude il figlio 65enne -. Nell’82 aveva scritto di suo pugno una lettera in cui diceva di voler essere cremata. Era fra le sue cose, ma sopra c’era scritto “da aprire dopo la mia morte”, così solo oggi l’abbiamo letta». Domani, all’ospedale, ci sarà la cerimonia funebre, a cui seguirà la cremazione.

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