Cinghiali, caccia di selezione anche nel Lodigiano per scongiurare la peste suina

Tutto è pronto per far ripartire l’attività venatoria nell’Ambito Laudense Sud, specie ora che c’è l’allarme per la malattia

È tutto pronto per tornare alla caccia di selezione ai cinghiali nell’Ambito di caccia Laudense Sud. «Risolti i problemi organizzativi, si può tornare alla selezione, a maggior ragione ora che l’allarme della peste suina africana impone di mettere in atto tutte le misure possibili per limitare la possibilità di veicolare la malattia nel Lodigiano», dice Massimo Marracci, funzionario regionale e commissario dell’Ambito Laudense Sud, per la nona volta senza presidente, per la seconda in commissariamento regionale. Nel corso del 2021 i cinghiali abbattuti nel Lodigiano sono stati 32, in provincia di Lodi 19, nell’Ambito di caccia di San Colombano 13. Interrotta come ogni anno nel periodo di caccia alla lepre, la selezione del cinghiale doveva tornare operativa dopo l’8 dicembre, ma l’Ambito ha dovuto rivedere alcune procedure organizzative, mantenendola sospesa fino a dopo le feste. «Ora tutti i problemi di procedure organizzative sono stati risolti, e siamo pronti – spiega il commissario dell’Ambito Massimo Marracci -. Proveremo a riattivarla in fretta, e se possibile anche a potenziarla, almeno fino a quando non ci saranno indicazioni diverse dall’autorità sanitaria. La Bassa è circondata da territori contermini a quelli dove è stata individuata la peste suina africana, nel Basso Piemonte e in Liguria. In quell’area le misure sono molto restrittive per la caccia e per ogni altra attività outdoor, ma attorno i governatori delle Regioni hanno disposto delle fasce di contenimento con alcuni limiti, in sostanza il divieto di caccia itinerante al cinghiale. Così in Alta Toscana, a Parma e Piacenza, e anche a Pavia, da Regione Lombardia. Per ora il Lodigiano non è toccato, ma la situazione è in evoluzione e va costantemente monitorata».

La caccia di selezione al cinghiale, da altana, quindi in postazione fissa, in teoria senza far disperdere gli animali (motivo per cui è bloccata la caccia), ha il duplice scopo di limitare le occasioni di contagio diminuendo la popolazione di cinghiali e anche quello di poter monitorare la fauna selvatica con maggiore facilità, e intercettare tempestivamente eventuali casi di malattia. Lo scopo è sempre quello di evitare il contatto, e il passaggio, ai suini d’allevamento, che comporterebbe soluzioni drastiche come l’abbattimento di interi allevamenti. Nella fase di sorveglianza della malattia (per cui Regione Lombardia ha istituito un’apposita task force) è previsto anche il monitoraggio passivo, cioè l’obbligo di segnalazione di carcasse morte o cinghiali con comportamenti anomali, e quello attivo, con il campionamento di muscolo, sangue e, se possibile, della corata completa (cuore, polmoni, fegato, milza, pacchetto intestinale e testicoli).

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