Cavenago, esche avvelenate nel parco: Legambiente lancia un “sos”

Il veleno dentro e fuori la morta dell’Adda

Esche avvelenate lungo l’Adda a Cavenago. La denuncia arriva dal Circolo Legambiente LodiVerde, che chiede un intervento da parte delle autorità e delle istituzioni. «Una nostra associata ci ha raccontato che durante la propria quotidiana passeggiata con il cane, presso la riserva faunistica della “morta” di Cavenago d’Adda, si è accorta che l’animale aveva preso in bocca qualcosa: si trattava di un’esca avvelenata per roditori. Allarmata, si è guardata intorno e ne ha trovate numerose altre. Dopo averle raccolte con guanti e sacchetti protettivi per evitare rischi, ha provveduto a segnalare immediatamente la situazione alla stazione locale dei carabinieri», spiegano Sara Cippitelli, Sara Roverso, Andrea Poggio .

«Nei giorni successivi, tornati nello stesso luogo, abbiamo trovato nuove esche velenose sui cordoli dei campi coltivati, sugli argini della morta e dentro lo specchio d’acqua, sempre in corrispondenza delle tracce di passaggi di animali. Abbiamo allora segnato la circostanza inviando esposto denuncia contro ignoti ai Carabinieri forestali di Lodi, al Parco Adda Sud e al Sindaco di Cavenago, raccogliendo e allegando prove materiali, foto e filmati. È un bel posto nel parco, frequentato da tanti inconsapevoli del pericolo, accompagnati da bambini e animali domestici. Sul luogo trova rifugio la fauna selvatica del parco che, attraverso la catena alimentare, può intossicarsi e perire».

Disseminare esche avvelenate è pericoloso e severamente vietato: il Ministero della Salute, con ordinanza pubblicata sulla gazzetta ufficiale del 22 agosto l’ordinanza del 12 luglio 2019 vieta l’utilizzo e la detenzione di esche e bocconi avvelenati per eliminare animali randagi, e disciplina nel dettaglio la procedura che si attiva se si sospetta che un animale abbia ingerito una sostanza velenosa o comunque tossica, spiega Legambiente. In particolare, fa scattare obbligatoriamente l’intervento dell’Istituto Zooprofilattico e le indagini per individuare chi abbia commesso il reato. «La stessa ordinanza ricorda infine che il compito di disinfestazione e derattizzazione in ambito urbano (in natura non è necessario) è affidato esclusivamente ai sindaci che si avvalgono di società specializzate».

«Crediamo necessario che sindaco e forze dell’ordine intervengano per mettere fine a questa pratica illegale e pericolosa, perseguendo i colpevoli e per avvisare, anche con cartelli, cittadini, agricoltori e fruitori dei rischi e delle prescrizioni di legge»

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