
Cronaca / Centro Lodigiano
Martedì 17 Gennaio 2012
Cala il sipario sulla Pregis
Il 31 marzo la società di Ossago cesserà di produrre
La Pregis di Ossago cesserà di produrre il 31 marzo prossimo ed è corsa contro il tempo da parte della dirigenza per trovare entro quella data un acquirente, ma un eventuale accordo sarebbe proponibile solo con la riduzione di 25 unità sui 63 lavoratori attualmente occupati nello stabilimento che produce materiali per imballaggio. E a rischiare è anche la ventina di lavoratori della cooperativa che si occupa della movimentazione dei prodotti. La notizia è stata comunicata ai sindacati dalla dirigenza ieri pomeriggio.
A far precipitare la situazione è la particolare condizione della proprietà Pregis a livello mondiale, secondo quanto è stato spiegato ai segretari sindacali. La società è infatti controllata da fondi d’investimento americani che, per averne detenuto la proprietà più di cinque anni, hanno pagato l’anno scorso una sanzione da 8 milioni di euro e ne pagherebbero un’altra quest’anno stimata in circa 40 milioni.
Per questo motivo è stato dato mandato di dismettere tutti gli stabilimenti europei o vendendo o cessando le attività. Il termine per la messa in liquidazione del sito produttivo di Ossago è il 31 marzo. In teoria un eventuale acquirente potrebbe arrivare anche dopo quella data, ma dal 31 marzo le attività di produzione saranno sospese e a quel punto sarebbe difficile mantenere i clienti a lungo. Inoltre, l’attuale management ha stimato che per rendere lo stabilimento appetibile sarebbe necessaria una riduzione della forza lavoro di circa 25 unità. La dirigenza punta quindi a dichiarare 25 esuberi in modo da andare in trattativa con un sito sulla carta già ristrutturato. Qualora non si trovasse un acquirente, i posti di lavoro a rischio sarebbero i 63 diretti della Pregis e i circa 20 della cooperativa di servizi che esegue, di fatto in esclusiva, la movimentazione logistica dei prodotti della fabbrica. La Pregis di Ossago aveva fatto registrare nel 2009 e nel 2010 perdite per circa 4 milioni di euro l’anno, tanto che era stata aperta una prima cassa integrazione a rotazione per 30 dipendenti, poi sfociata nell’annuncio di 25 esuberi a giugno e nell’applicazione del contratto di solidarietà per tutti gli allora 68 dipendenti. E i 25 esuberi annunciati oggi per rendere appetibile la fabbrica altro non sono che quegli stessi che erano stati annunciati anche a giugno. «Questo annuncio ci ha colto di sorpresa perché dopo l’applicazione del contratto di solidarietà no c’erano state avvisaglie di altri problemi - dicono Francesco Cisarri della Filctem Cgil e Giampiero Bernazzani della Femca Cisl -. Di fronte alla dirigenza abbiamo preso tempo perché dobbiamo confrontarci con i lavoratori rispetto all’atteggiamento da tenere. Di sicuro è una doccia fredda per tutti, considerando i sacrifici che sono stati fatti finora per mantenere sostenibile il sito produttivo. Se la decisione di chiusura è a livello europeo, non possiamo fare molto se non aspettare la possibilità di un eventuale acquirente».
Andrea Bagatta
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