Ca’ dell’Acqua, un gioiello che sta crollando

Le tracce più antiche della storia sono quelle dei muri interni. Volti e colori oggi in parte scrostati dal tempo, che devono la loro origine, secondo alcune ricostruzioni storiche, alla fine del Quattrocento. Opere in parte coperte da affreschi successivi, probabilmente nel corso del Settecento e dell’Ottocento. Un patrimonio che, come l’intero edificio dell’oratorio di Santa Maria Assunta, rischia di scomparire. Sempre più precaria la sopravvivenza di una parte della storia di Borgo San Giovanni, quella legata alla frazione di Ca’ dell’Acqua, immersa nel cuore delle campagne, e in particolare all’antico oratorio di Santa Maria Assunta, noto a tutti come la chiesina di Ca’ dell’Acqua. Un luogo del cuore per molti, di passaggio per raggiungere le cascine della zona, o meta di passeggiate a piedi o in bicicletta per connettersi con uno dei luoghi più antichi del territorio. Qui dove un tempo, nel Medioevo, la storia racconta che fossero almeno un centinaio gli abitanti, ma si toccò anche il picco di 215, che vivevano in comunione con i campi. Tracce di vita messe in fila già nel 1917 da Giovanni Agnelli, nel volume “Lodi e il suo territorio”, insieme a rari documenti, come quello del 9 aprile 1340 in cui la frazione viene indicata con il nome che se le sarebbe rimasto fino ad oggi, ovvero Domus de Iacqua, tradotto in Ca’ dell’Acqua. Un patrimonio censito anche da Regione Lombardia, attraverso il catalogo SiRbec, in cui si descrive il piccolo edificio a pianta rettangolare, l’altare in marmo bianco al centro dell’unica stanza e il portone in legno che fa da unico accesso. Nello spiazzo verde davanti all’ingresso, una panchina per sedersi e meditare - oggi in parte sepolta dall’erba - e un cartello che racconta la storia, entrambi posati dall’amministrazione comunale. I rischi più grandi sono tutti nella copertura dell’edificio, in cui si è ormai aperta una vera e propria voragine, che rischia di far crollare tutto il tetto. Per impedire a chiunque di entrare nella struttura, e correre dei rischi, oggi la porta è serrata con un chiavistello e l’amministrazione comunale ha posato un nastro bianco e rosso che segnala il pericolo.

«Di più però non possiamo fare – ammette il sindaco di Borgo San Giovanni, Nicola Buonsante - : la proprietà è privata e l’amministrazione più che sollecitare un intervento, anche scrivendo delle missive e cercando contatti diretti con la proprietà non ha facoltà di fare. Secondo quanto siamo riusciti a ricostruire, la proprietà si ritrovi la titolarità dell’immobile per un errore di trascrizione dei dati catastali. Si è detta però disponibile a cederlo qualora ci fosse qualcuno interessato a recuperarlo».

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