Boss ai domiciliari a San Colombano gestiva il riciclaggio

Quattro ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite ieri mattina dalla Direzione investigativa antimafia di Torino, con il sequestro preventivo di beni mobili, immobili, aziende e quote societarie per un valore di circa 5 milioni di euro. Sono state, inoltre effettuate 30 perquisizioni domiciliari in Piemonte, Lombardia, Liguria, Lazio e Calabria.

Gli arrestati sono accusati di riciclaggio aggravato dall’aver agevolato un’organizzazione di tipo mafioso, bancarotta fraudolenta, falso in bilancio, trasferimento fraudolento di valori ed emissione di documentazione per operazioni finanziarie inesistenti. Dalle indagini dell’Antimafia sarebbe emerso che il presunto boss della ‘ndrangheta Francesco Ietto, imprenditore edile e nel movimento terra già agli arresti domiciliari in un’abitazione di San Colombano al Lambro, per associazione a delinquere di stampo mafioso, condannato in appello a 7 anni e 4 mesi nel febbraio scorso a Reggio Calabria per il processo “Crimine”, secondo gli inquirenti avrebbe gestito il riciclaggio di ingenti somme di denaro che la Dia ritiene accumulate, a partire dagli anni ’80, dalla cosca Ietto-Cua-Pipicella di Natile di Careri (Reggio Calabria) mediante i sequestri di persona e il traffico di stupefacenti.

Avvalendosi di imprenditori che avrebbero accettato, dietro compenso, di emettere fatture false o gonfiate, oppure intestando società di comodo a prestanome insospettabili, Ietto sarebbe riuscito a immettere il denaro “sporco” nel circuito dell’economia piemontese. Un ruolo sarebbe stato quello di P.B., commercialista torinese, per l’accusa presunto ideatore di un sistema in grado di “trasformare” le fatture per operazioni inesistenti in denaro contante. Grazie alla consolidata esperienza professionale e all’elevato numero di clienti gestiti, il commercialista sarebbe riuscito a creare un sistema di documentazione contabile intersocietaria, fittiziamente basato su rapporti commerciali e movimentazione finanziaria, tale da rendere difficoltosa la ricostruzione dei flussi economici da parte degli organi addetti al controllo. Parte del denaro riciclato sarebbe, secondo la Dia, confluito in conti svizzeri e monegaschi. Nell’ambito dell’operazione risultano indagate a piede libero altre sei persone, tra le quali figura anche un 29enne nipote di un presunto narcotrafficante arrestato in Colombia dopo una lunga latitanza e considerato il più importante referente italiano dei cartelli colombiani per l’approvvigionamento di ingenti quantitativi di stupefacenti. Il giovane è accusato di aver rivestito il ruolo di “factotum” di Francesco Ietto.

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