Borghetto: «Sfruttamento del lavoro e cannabis light illegale»: tutti assolti dopo tre anni

Nel 2020 in una delle piantagioni più grandi d’Italia erano stati trovati piante con troppo principio attivo e braccianti stranieri che vivevano in una roulotte

Tutte le piante sequestrate nell’ottobre del 2020, più di 115mila, erano state ben presto incenerite su ordine della Procura già a novembre. Ma l’accusa per due giovani imprenditori di Paullo e di Segrate era rimasta di quelle pesanti: produzione di stupefacenti a fini di spaccio, per circa 10 tonnellate. La guardia di finanza si era insospettita per la presenza alle porte di Borghetto, su un terreno preso in affitto e recintato, di una delle più grandi piantagioni di cannabis in Italia, e così, con un blitz, erano stata analizzate alcune piante. Una risultava contenere il 12 per cento di Thc, il principio attivo stupefacente, contro il massimo di 0,6 per cento allora ammesso per considerare la pianta “cannabis light”, di libera coltivazione e formalmente non destinata al consumo ma a filiere industriali. I finanzieri avevano anche trovato sei lavoratori stranieri che vivevano in una roulotte, e avevano contestato anche l’altrettanto grave reato di sfruttamento della manodopera. Indagini chiuse a inizio 2021, solo nel novembre scorso la sentenza dei gip, con assoluzione piena per entrambi i capi d’imputazione. Non erano mai state svolte analisi in contraddittorio con la difesa. I due agricoltori intanto hanno cambiato mestiere e uno di loro si è anche trasferito a lavorare all’estero.

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