Assicurazione obbligatoria per le piene

Nel Lodigiano 38 Comuni considerati a rischio alluvione

Stop al cemento sfrenato nelle zone ad altissimo rischio di alluvione, si potrà costruire solo in alcuni casi ma rispettando regole più severe rispetto a quelle attuali. A questo punto, 38 Comuni del Lodigiano dovrebbero drizzare le orecchie, a tanto ammonta il numero delle realtà considerate “vulnerabili” secondo la lista stilata dalla Provincia di Lodi. Per gli abitanti, invece, spunta l’assicurazione obbligatoria, pensata per mettere in tasca almeno la certezza di un risarcimento in caso di danni. Un’assicurazione che potrebbe rivelarsi un salasso.

Nella giornata di ieri, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha inviato al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) le linee strategiche, considerate a tutti gli effetti delle priorità. Tra queste c’è anche il contenimento nell’uso del suolo, la manutenzione dei corsi d’acqua, il ricupero dei terreni abbandonati, la pulizia dei boschi usando il legname raccolto come biomassa per produrre energia pulita.

Il pacchetto di norme non è ancora stato varato, nel caso in cui dovesse essere approvato per i lodigiani che vivono in una zona considerata a rischio idrogeologico c’è un’altra sorpresa: l’assicurazione obbligatoria. Uno strumento che dovrà servire, secondo quanto spiegato dallo stesso ministro, a «consentire a chiunque viva o lavori nelle aree a rischio idrogeologico di avere la certezza del risarcimento in caso di danni, per ridurre i costi dei premi assicurativi e per non gravare sulle tasche di tutti gli italiani attraverso i risarcimenti con fondi pubblici». Clini ha anche specificato che l’assicurazione obbligatoria «interessa solamente gli edifici costruiti nelle zone ad alto rischio».

In base a un dossier stilato dal ministero dell’Ambiente nel 2000, nel Lodigiano le realtà classificate con un rischio idrogeologico “molto elevato” sarebbero 26.

Oggi per riparare i danni del maltempo si sborsa un milione di euro al giorno, una stima elaborata da Legambiente nel suo ultimo dossier dedicato all’argomento e riferito al 2011. Solo nell’ultimo triennio, lo Stato ha stanziato più di un miliardo di euro per le emergenze causate da eventi calamitosi di natura idrogeologica in tredici Regioni.

Nel frattempo, però, la prevenzione tarda ad arrivare.

In tutto lo Stivale lo scenario non è di certo confortante: sulla base dei Piani di assetto idrogeologico (Pai), previsti dalle leggi del ‘98 e del 2000, le aree ad elevata vulnerabilità legata a frane e alluvioni rappresentano circa il 10 per cento della superficie italiana (29.500 chilometri quadrati) e riguardano l’89 per cento dei comuni (6.631).

Insomma, nel Belpaese ben 8 Comuni su 10 non sono al sicuro.

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