Alluvione, nasce il tatuaggio solidale

È nata nel Lodigiano, a Borghetto, l’immagine simbolo della tragedia che il 18 novembre ha travolto la Sardegna causando 17 morti, un disperso, migliaia di sfollati e danni per 9 milioni di euro: Cuore Sardo, il bozzetto 21x30 eseguito nello studio Zambo Tattoo di Borghetto dal banino Simone Zamboni, è diventata nel passaparola del Web iconografia ufficiale della ferita inferta a quella terra e della solidarietà al suo popolo. Il 15 dicembre un’associazione di Cesano Boscone l’assegnerà a un’asta benefica già aperta su Facebook (https://www.facebook.com/1shot2helpsardinia) e nella quale si è raggiunta la cifra di mille euro, ma a Simone Zamboni arrivano richieste di utilizzo per magliette, stampe e altro, tutte a scopo benefico. Simone ha 28 anni e abita a San Colombano.

Dopo aver studiato all’istituto superiore Cesaris di Casale ha cominciato a lavorare in diversi settori, da impiegato a magazziniere, sempre nel Lodigiano e nel Pavese. Due anni fa, a casa senza lavoro, ha dato sfogo alla sua grande passione, il disegno e la grafica, e ha partecipato a un corso per tatuatore in uno studio piacentino. Con ottimi risultati, tanto che ha iniziato da subito a collaborare con lo stesso studio. Un anno e mezzo fa circa, la decisione di avviare l’attività in proprio, a Borghetto, lo studio Zambo Tattoo. Ed è stato proprio mentre aspettava un cliente, il giorno dopo l’alluvione in Sardegna, che Simone ha creato Cuore Sardo, una rivisitazione della bandiera sarda, con la croce rossa diventata un relitto a cui i quattro mori cercano disperatamente di restare aggrappati, aiutandosi a vicenda, rappresentazione della tragedia ma anche della capacità di darsi una mano e solidarizzare con il popolo sardo. «È solo un bozzetto, non un’opera compiuta - racconta Simone -. Anzi ci sono diversi particolari che avrei rivisto e sistemato, ma di fatto ha cominciato a girare nel Web, e così alla fine rimane. Mi sarebbe piaciuto però che altri tatuatori o grafici ci mettessero del loro, per capire come l’avrebbero interpretata e resa tecnicamente. L’idea mi è venuta in modo spontaneo, ed era anche semplice, perché la bandiera sarda si prestava facilmente a questa rappresentazione. È stata una buona idea, ma non mi pare di aver fatto nulla di eccezionale». E lo dice con convinzione, Simone. Invece dalla sua “semplice idea” è nato un movimento di grandi dimensioni e che ha toccato il cuore di tanti. «Io l’ho inviata ad un amico di Quartu, Francesco Pandolfi, e lui ha cominciato a diffonderla su Internet, fino a quando ha cominciato ad apparire su tantissimi siti Web sardi e mi sono arrivate richieste per creare delle magliette, delle stampe, e per metterla all’asta - continua Simone -. A tutte le iniziative benefiche ho sempre detto di sì, senza alcun problema. C’è la firma di Zambo Tattoo, e per me questo è più che sufficiente. Se posso dare una mano in questo modo, sono ben felice di farlo e anzi vorrei fare di più. La gente si è già dimenticata di quanto accaduto, e questo è sbagliato». In tutto questo Simone non ha mai messo piede in Sardegna. «Ma spero di andarci presto - conclude Simone -. E poi il mio sogno è vivere al mare, e la Sardegna mi sembra un bellissimo posto dove vivere. Chissà che nei prossimi anni non possa aprire uno studio di tatuaggi proprio là».

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