Allarme incendio nella ditta chimica

Il fumo che si solleva dalla ditta chimica, l’allarme ai vigili del fuoco, il lavoro per scongiurare possibili fuoriuscite tossiche. Sabato sera alla frazione Domodossolina di Borgo San Giovanni è sembrato di assistere a un “film” già visto. Alla Incometal Nuova è scoppiato infatti un incendio, il terzo nel giro di pochi anni, che ha coinvolto i materiali di scarto stoccati sotto una tettoia davanti alla ditta. Al punto che qualcuno, fra i primi soccorritori, ha pensato si trattasse di un evento doloso. Ma così non è stato, almeno sembra. Le prime indagini svolte da vigili del fuoco e Arpa parlano infatti di un “incidente”, dovuto forse a un surriscaldamento dei composti metallici oppure a una reazione chimica. «C’è stato tanto fumo - spiega il dirigente dell’Arpa Walter Di Rocco -, quando siamo arrivati noi si era già disperso e per questo non abbiamo potuto fare analisi dell’aria per valutare l’impatto delle emissioni e la loro tossicità».

La Incometal Nuova è una ditta chimica autorizzata, ai sensi della normativa sui rifiuti, a ricevere materiali contenti metalli da altre aziende della filiera dello zinco e dell’ottone per estrarre da questi, mediante processi chimici a base di acido solforico e altri acidi, lo zinco, che poi viene rivenduto in Italia e all’estero. Un incendio fra questi materiali potrebbe quindi risultare molto pericoloso e per questo sabato a mezzanotte, quando è scattato l’allarme, si è temuto subito il peggio. Ma poi i rischi più seri sono stati scongiurati.

Sul posto si sono precipitate le squadre dei vigili del fuoco di Lodi e Sant’Angelo. Il fumo usciva da alcuni sacconi, due o tre, di circa 2mila chili ciascuno. Secondo il titolare, Luca Picchi, si trattava di materiali non ancora trattati in azienda, «altrimenti quello non sarebbe nemmeno stato il loro posto», quindi non ancora sottoposti a un processo chimico per l’estrazione dello zinco.

I precedenti episodi si erano verificati nel 2006 e lo scorso anno. Quest’ultimo, in particolare, aveva una coincidenza “sospetta” con quello della scorsa notte: il materiale bruciato proveniva dallo stesso fornitore e forse la sua composizione potrebbe essere la “chiave” per capire la causa del rogo. «Riteniamo che ci sia stato un surriscaldamento di alcuni sacconi contenenti un residuo con una componente carboniosa eccessiva - ipotizza Luca Picchi -: le forti piogge della settimana scorsa e quindi l’umidità che si è formata possono aver creato le condizioni perché si innestasse la reazione. I sacchi non si sono infiammati, ma solo surriscaldati, e così si è fuso il bag».

Un’ipotesi che viene valutata dai tecnici dell’Arpa, che in ogni caso stanno ancora svolgendo le indagini per chiarire l’episodio e le sue cause. «Ci vorrà del tempo - spiega Di Rocco -, le cose non sono ancora chiare. Anche perché non è la prima volta che succede. All’origine potrebbe esserci una cattiva gestione dei materiali stoccati, con l’accostamento di prodotti che invece non andrebbero mischiati. Se è così, daremo delle prescrizioni idonee».

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