Albanese si getta dall’auto in corsa

Rischia la vita per sfuggire all’arresto, fuggito il complice

Per sfuggire all’arresto si è lanciato dall’auto in corsa in autostrada, gettandosi nei campi e poi correndo a perdifiato nel prato. Ma è stato tutto inutile, perché i poliziotti lo hanno raggiunto e gli hanno messo le manette.

Protagonista dell’inseguimento “ad alta tensione” è un albanese di 34 anni di Sant’Angelo, A.N., già espulso nei mesi scorsi e sospettato di far parte di una banda delle ville che nelle ultime settimane ha messo a segno diversi colpi in tutto il nord Italia, in particolare nella zona di Bergamo e Brescia ma anche nel Lodigiano. E infatti il fermo, la scorsa notte, è avvenuto sull’A4 nel tratto di Capriate.

La polizia stradale ha intimato l’alt a un’Audi A6 “sospetta”, ma questa non si è fermata e anzi si è lanciata in mezzo al traffico a forte velocità per far perdere le proprie tracce. A quel punto è scattato l’inseguimento.

L’auto ha rischiato un tamponamento, mettendo in pericolo gli altri automobilisti con manovre spericolate. Ma questo non ha impedito agli agenti di stare sempre alle sue spalle.

Nel frattempo, da un controllo sulla targa, la pattuglia ha scoperto che quell’Audi era stata rubata il 26 marzo scorso durante un furto in villa nel Bresciano, realizzato da una banda specializzata, ribattezzata “banda del forellino” a causa del foro che i ladri praticano nelle finestre per introdursi nelle abitazioni.

A un certo punto l’auto ha invaso la corsia di emergenza, poi si è aperta la portiera del passeggero e una persona si è gettata. Era l’albanese, fermato dopo pochi metri da quattro poliziotti: a uno di loro, prima di farsi arrestare, avrebbe sferraro una serie di calci e pugni (cinque giorni di prognosi in ospedale), strappando anche la divisa con violenza. L’auto invece si è allontanata con il solo conducente a bordo.

Martedì l’uomo è comparso davanti al giudice di Bergamo per il processo con rito direttissimo. Lui ha negato di aver fatto violenza agli agenti, dicendo inoltre di non sapere che l’auto condotta dall’amico fosse rubata. «L’ho capito solo quando è comparsa la polizia e lui ha iniziato a guidare come un pazzo - ha detto al giudice -. Poi mi sono buttato fuori perché ero terrorizzato». Ma il giudice non gli ha creduto e, dopo la convalida del fermo, ha disposto la custodia cautelare in carcere almeno fino alla prossima udienza del 28 aprile.

In passato l’uomo era stato allontanato dall’Italia con un’espulsione, ma poi era rientrato. Dieci giorni fa, invece, era tornato spontaneamente in Albania, ma poi era tornato subito sui suoi passi perché laggiù, ha detto, non c’è futuro. Ora è accusato di ricettazione, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e inottemperanza all’ordine di espulsione.

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