«Via i gamberi Usa

dalle Monticchie»,

ma la sfida è difficile

Nella riserva naturale delle Monticchie è partita la lotta senza quartiere al gambero della Louisiana: nasse e reti sono state disposte nei giorni scorsi in diversi punti d’acqua per la cattura del crostaceo originario dell’America. Scopo dell’operazione è quella di eliminare la specie straniera e reintrodurre poi quella autoctona del gambero nostrano. I primi risultati però sono sconfortanti.

«Non ci saremmo mai aspettati numeri tanto elevati di gamberi americani - spiega il direttore scientifico di Monticchie Luca Canova -. Quando abbiamo recuperato la prima rete ne abbiamo trovati un centinaio, nel giro di una settimana siamo già oltre 500 esemplari, e abbiamo coperto una parte minima dei corsi d’acqua. Sono numeri impressionanti, che ci fanno capire quanto il progetto di reintroduzione del nostro gambero sarà difficile».

Le due specie non possono convivere: quando quella americana arriva, l’altra sparisce. Le cause sono la maggior resistenza e forza della razza americana: i gamberi della Louisiana inoltre sono portatori sani di una malattia che invece stermina i gamberi nostrani. Per questo motivo i gamberi europei sono in regressione in tutta Europa, e resistono soprattutto in collina e montagna oltre gli 800 metri, quota oltre la quale non si spingono invece i gamberi americani.

Le ultime testimonianze dei gamberi nostrani alle Monticchie risalgono al 1998, dopodiché non vi sono più state tracce, mentre il gambero americano, arrivato qui per finalità gastronomiche e poi liberato da alcuni allevamenti, ha proliferato.

Quanto è dimostrato oggi dall’operazione in corso: al momento sono state deposte nella riserva 10 nasse, trappole a rete, e altre otto dovrebbero essere posizionate nei prossimi giorni. Ogni nassa ha una copertura stimata al massimo di 50 metri di corso acquatico, ma con una cattura non si esaurisce la popolazione presente. Considerando che il reticolo idrico complessivo delle Monticchie è di due chilometri e mezzo, i gamberi americani potrebbero essere diverse migliaia, probabilmente decine di migliaia.

«Non c’è dubbio, se si vuole reintrodurre il gambero nostrano dobbiamo abbattere il numero di gamberi americani, con la prospettiva di toglierli del tutto - continua Canova -. Siamo in presenza di una sovrappopolazione che elimina la popolazione locale e quindi dal punto di vista normativo siamo in regola per la salvaguardia delle biodiversità. Tuttavia c’è un problema di smaltimento dei gamberi americani: finora li abbiamo portati in università a Pavia, dove c’è un progetto di studio, ma non possiamo riempire tutta la facoltà! Dobbiamo continuare a toglierli per diversi mesi, fino almeno a ridurre la popolazione a un numero molto minore e accettabile. Arrivati a quel punto decideremo come proseguire nella gestione della seconda fase del progetto, per reintrodurre il gambero nostrano».

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