Una fiaccolata per Angelica

Erano una cinquantina, in maggioranza donne, alla mobilitazione silenziosa che si è tenuta ieri sera al parco di via Paolo VI a Guardamiglio, teatro del sanguinoso massacro della 35enne romena Angelica Timis. Una tribù radunata in circolo per dire basta al femminicidio. Chi con le scarpe rosse, chi con la maglietta oppure la borsa, una rosa al petto. Ragazze e madri, pochi, troppo pochi gli uomini, i ragazzi. «L’idea di fare qualcosa che partisse dal basso è venuta con immediatezza, tanto in fretta da non prendere nemmeno accordi con le istituzioni - ha detto Danila Baldo, presidente dell’associazione “Donne&Donne” di Sant’Angelo Lodigiano, che insieme a “Donne in Circolo” di Casalpusterlengo e “Snoq-Se non ora quando” di Lodi, hanno organizzato l’evento - Ed è con piacere che vedo tra noi la sindaca, perché è tempo di mostrare che anche le donne possono ricoprire incarichi di responsabilità e non essere soltanto relegate a compiti di cura». Una trasformazione della società è in atto, forse in parte già compiuta, e trova uomini e donne distanti come non lo erano mai stati prima. «Ho incontrato il femminismo la prima volta a vent’anni, all’università - ha proseguito Baldo -. E se mi guardo attorno e mi domando cosa sia cambiato da allora, c’è che oggi una donna osa dire no, ha il coraggio di ribellarsi a una relazione che non le va più, ma per l’uomo tutto questo è inaccettabile». Eppure la fuga verso la libertà resta l’estrema possibilità cui le donne ricorrono, impegnate fino all’ultimo a salvare un rapporto che sanno non lo può essere più, in un atto di sacrificio perenne che mette al primo posto i figli, e poi i parenti, il compagno stesso autore di violenze. L’uomo, portatore di non si sa quale arcaico diritto ad essere accudito. La cura. E intanto il numero delle violenze sulle donne è in continuo aumento, come ha spiegato Laura De Benedetti del comitato Snoq: «A Lodi ogni anno 300 donne si recano al pronto soccorso perché aggredite dai propri compagni. In due anni il centro anti-violenza si è occupato di 140 casi, perché la paura di denunciare resta forte». Ribellarsi può significare dover pagare con la vita, esattamente come è successo alla giovane romena uccisa a coltellate dall’ex compagno venerdì al parco di via Paolo VI. E allora si sta zitte e si tira avanti. Un silenzio che serve spezzare, e occorre farlo al più presto. Su un punto, ieri sera erano tutti d’accordo: «Anche gli uomini devono fare sentire la loro voce, devono dire “Noi non siamo così” - ha sottolineato Lucia Peloso, sindacalista Cgil -. Dobbiamo imparare tutti a dire “Io non la penso come te ma ti rispetto”, “Io sono diverso da te ma ti rispetto”». Sono rimasti ad ascoltare, ma erano lì e la loro presenza ha detto più di mille parole, ragazzi giovani, mariti e fidanzati. L’occasione per presentarsi numerosi è domani alle 20.30 in piazza IV Novembre a Guardamiglio, quando è in programma la fiaccolata in memoria di Angelica, promossa dal sindaco Maria Grazia Tondini: «Il paese è molto scosso e un segnale forte deve esserci. Sono convinta che qui ci siano altre ragazze che soffrono come Angelica. Per difenderle voglio creare un’associazione».

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