Ucciso in discoteca, via al processo

Finalmente gli avvocati che assistono la famiglia di Stefano Raimondi hanno potuto visionare il video della telecamera interna della discoteca Cayo Paradiso di Mykonos dove alla fine di luglio dello scorso anno lo studente 23enne lodigiano, in vacanza in Grecia, era stato ammazzato con un colpo di bottiglia alla testa. Oggi si apre il processo e ieri pomeriggio sull’isola di Samos, dove ha sede la corte, si è tenuta una lunga riunione tra i legali lodigiani Angelo Benelli e Oreste Riboli e i loro corrispondenti greci Alexandra Dimou e il docente universitario Enias Anagnostopoulos.

Il filmato, agli atti del processo, non è particolarmente nitido, «ma si vede chiaramente che c’è un gruppo di giovani in piedi sopra un tavolo e che, sotto, c’è un ragazzo che si prende una bottigliata in testa da uno di loro - spiega l’avvocato Riboli -. Prima di venire colpito, quel ragazzo non stava alzando le mani verso nessuno». Il rapporto della polizia identifica poi il giovane colpito e caduto a terra esanime con il cranio rotto in Stefano Raimondi, morto cinque ore dopo in ospedale, e quello che, in piedi sul tavolo, impugnava la bottiglia in Alexander Georgiadis, 23 anni, doppia cittadinanza svizzera e greca, arrestato il giorno dopo in albergo. Nella sua stanza, secondo indiscrezioni, sarebbero stati trovati 5mila euro in contanti. Erano stati fermati e interrogati anche due suoi amici, lasciati liberi però dopo alcune ore senza accuse.

Georgiadis, dopo poco più di quattro mesi in carcere ad Atene, era stato liberato, ammesso agli arresti domiciliari con permesso di lavoro presso il bar di un parente, in Grecia. Una decisione che, a fronte di un’accusa di omicidio volontario, aveva scandalizzato i genitori a Ospedaletto Lodigiano. Finora nessuna lettera di scuse, nemmeno come formalità, dall’imputato, dai suoi familiari o dai legali. E il difensore del presunto omicida, il noto avvocato e politico greco Nikos Konstadopoulos, già presidente del F.C. Panathinaikos, per ora si astiene da dichiarazioni alla stampa italiana. I parenti e gli avvocati di Stefano, tutti in trasferta sull’isola di Samos, hanno incrociato l’altro avvocato e anche l’imputato. Soltanto sguardi veloci, tutti poi si sono diretti verso i loro alberghi.

Già oggi, si prevede, l’udienza si aprirà alle 9 per concludersi nel tardo pomeriggio, e saranno sentiti tutti i testimoni decisivi. Tutti si attendono un verdetto rapido e gli amici che erano in vacanza con lo studente lodigiano della Cattolica restano certi: era intervenuto per evitare che scoppiasse una rissa tra gli italiani e i greci per un equivoco sulla disponibilità di un tavolino.

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