Ubriaco investì un bimbo, altri 3 anni

Il dramma avvenne sulla pista ciclabile Lodi - Castiglione, ieri

in tribunale il primo incontro tra i genitori del piccolo e l'imputato.

«Io non l'ho visto», si è giustificato l’operaio. Poi le grida del padre

Altri tre anni e sei mesi di reclusione per l'automobilista di Codogno che a 8 anni ha trasformato la voglia di giocare del piccolo Claudio in uno stato di coma vigile che secondo i medici lo accompagnerà per tutta la vita. Ieri in tribunale a Lodi è arrivata la condanna per “lesioni gravissime colpose” per F.B., operaio di 41 anni, già condannato in passato per guida in stato di ebbrezza, che nel tardo pomeriggio del 10 luglio di tre anni fa aveva investito con la sua Volkswagen Golf e scaraventato a 50 metri di distanza il bambino. Con i genitori, di Castiglione d’Adda, e alcuni amici di famiglia stava attraversando la strada provinciale 26 Cremonese in corrispondenza dell'attraversamento di Castiglione. Il gruppo di ciclisti, di ritorno da Bertonico, aveva già attraversato la semicarreggiata da Lodi e si era attestato nell’isola spartitraffico. La strada sembrava libera, Claudio aveva appoggiato il piedino sul pedale e la bici era avanzata per prima di qualche metro, quando gli era piombata addosso la Golf, «senza nemmeno segni di frenata», secondo gli inquirenti.

L’automobilista, proveniente da un bar di Maleo, aveva proseguito la sua corsa, fermandosi dopo 300 metri per togliere dall’auto la biciclettina che era rimasta incastrata. Quindi aveva fatto inversione, ripassando sul luogo del dramma: «Ho visto tante persone - ha confessato ieri al giudice Vincenzo Picciotti - sono stato preso dal panico». Anche questa volta non si è fermato, è tornato verso casa, a Codogno. Sulla strada una pattuglia di carabinieri ha incrociato l'auto danneggiata, e in brevissimo tempo l’operaio è stato bloccato ancora sulla soglia di casa. «Aveva occhi lucidi e alito vinoso», ha ricordato il pm Luigi Baggi. Le analisi avevano confermato la guida in stato di ebbrezza (tasso 1,86 grammi/litro) ma nel sangue c’era anche cocaina. Era stato arrestato in flagranza di reato per «fuga dopo sinistro con feriti» e poi ammesso ai domiciliari, e aveva patteggiato, a fatica, due anni e mezzo di reclusione, senza sospensione condizionale. Ha poi ottenuto l'affidamento in prova ai servizi sociali e, come evidenziato dal difensore Angelo Cortesini, ha finito in gennaio di espiare la pena e si è completamente disintossicato. «Avevo preso cocaina solo la sera prima - ha confessato ieri l'operaio -. Quel giorno invece al bar ho bevuto quasi una bottiglia di vino bianco».

L’automobilista ha dato la sua versione: «Stavo andando a Turano a prendere le sigarette, il bambino non l’avevo visto. Sicuramente andavo a più di 90 all’ora, ma non fortissimo». Ieri è stato giudicato solo per le lesioni: il pm aveva chiesto 4 anni. Per la prima volta, nell’aula del tribunale, si è trovato faccia a faccia con papà e mamma di Claudio, assistiti dall'avvocato Giacomo Badinotti. «Era un bambino sanissimo - ha gridato il padre in aula - aveva solo voglia di giocare».

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