Tanti sindaci al raduno di Codogno, dove tutto è iniziato

Passerini: «Questo è un momento di unione e amicizia delle nostre comunità per ripartire»

Per raccontare la sua 140 chilometri di corsa da Santhià a Codogno, il sindaco del Vercellese Angelo Cappuccio ha tirato in ballo che «non c’erano manifestazioni agonistiche per andare a trovare mia mamma a Como». Il sindaco di Sorbolo Mezzani, Cesare Nicoli invece, che dalla Bassa Parmense è arrivato in città in sella alla sua mountain bike, ha “reclamato” essergli «costata cara questa trasferta perché oggi sarei andato volentieri a funghi».

Storie, aneddoti per il gusto della risata, perché la verità è che i 140 sindaci radunati sabato a Codogno per l’evento “Ripartiamo insieme da dove tutto è cominciato” hanno scelto di esserci. Perché «oggi l’Italia è Codogno e Codogno l’Italia» ha detto con enfasi mazziniana l’organizzatore Davide Ferrari. E perché «la vostra presenza qui è l’Italia della vicinanza» ha rimarcato il sindaco padrone di casa Francesco Passerini.

Fatto sta che le due imprese indicibili per la maggioranza dei comuni mortali non potevano e non sono passate inosservate, e a cristallizzarle ha pensato proprio Passerini “emanando” due Tso (Trattamenti sanitari obbligatori) con tanto di motivazioni coniate ad hoc – sindrome da Forrest Gump per Cappuccio e da “coppa Cobram” (di fantozziana memoria) per Nicoli – prodotti in formato lenzuolo e consegnati agli interessati sabato mattina sul palco.

E se “ridere fa bene al cuore”, che lo dicono i medici e sabato ve n’era tutto il diritto e il bisogno, la reunion è stata anche l’occasione per tornare con la memoria ai giorni terribili della pandemia, con uno sguardo all’oggi e al domani.

«È bello ospitarvi qui – ha sottolineato il sindaco di Codogno -. È un messaggio al Paese, un momento di unione, coesione e amicizia delle nostre comunità per ripartire». Il segnale che Cappuccio e Nicoli hanno voluto esemplificare col loro gesto. «Credo di aver raggiunto due obiettivi - ha detto il sindaco di Santhià -. Essere con voi a commemorare i colleghi sindaci e avere la forza di trasformare questa mia passione in una celebrazione lungo 140 chilometri».

Ricordando le vittime di Sorbolo e con loro del resto del Paese, Nicoli ha quindi messo in guardia: «I miei genitori si sono ammalati di Covid e solo chi lo ha provato da vicino può capire. Purtroppo c’è ancora troppa incoscienza, non consapevolezza del rischio che abbiamo corso e possiamo ancora correre». Quel precipizio che il sindaco del paesino di Vò Euganeo Giuliano Martini ha spiegato di aver evitato grazie al “modello Vò”, e il capo della Protezione civile di Codogno Lorenzo Nicolini e la presidente della Croce rossa locale Gesuina Fusari lavorando in prima linea sul campo. Là dov’è morto il sindaco di Vaprio d’Agogna. Sabato a Codogno c’erano il vice e 140 primi cittadini da tutta Italia a ricordarlo. A ricordare lui e gli altri otto amministratori comunali portati via dal virus.

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