Sulle ciclabili della Bassa tra erba alta e degrado

Auto che nei giorni festivi percorrono le strade vietate al traffico senza nessuna autorizzazione. Erba incolta che “si mangia” pezzi di ciclabili. Piste prive di segnaletica dove necessario e spreco di cartelli in altri percorsi. Nella Bassa sono scene di ordinaria follia per gli appassionati della bicicletta che con la bella stagione non rinunciano a un giro lungo le tante piste ciclabili del territorio, lungo gli argini del Po e attraverso le strade di collegamento fra Ospedaletto e Senna (strada del Fontanone), fra Casale e Somaglia, Casale e Terranova e Casale e Zorlesco che le pubbliche amministrazioni in primavera (da aprile) trasformano da anni in ciclo-pedonali la domenica e nei giorni festivi (a Zorlesco anche durante la settimana dal primo maggio a fine settembre). Pedalando però occorre tenere gli occhi aperti. «Lungo la strada che collega Somaglia a Casale (la strada provinciale 142, ndr) abbiamo incontrato spesso macchine che transitavano violando l’ordinanza in vigore – racconta Pierangelo Ferrari, presidente della Federazione italiana amici della bicicletta (Fiab) – e lo stesso problema lo abbiamo riscontrato anche sull’argine del Po, fra Somaglia e Guardamiglio, dove ci siamo anche presi qualche insulto per aver fatto presente ai passanti in auto che non potevano transitare». Gli unici autorizzati a passare infatti sono i residenti. «Le auto che passano durante le ore di divieto sono davvero tante e credo sia necessaria un’azione di contrasto a questo malcostume – continua Ferrari – anche perché domenica 23 aprile, lungo la strada bassa fra Casale e Somaglia, un uomo è inciampato in un tassello che era incastrato nell’asfalto, un tassello con una vite appuntita- È stato messo da qualcuno per danneggiare le auto che passano nonostante il divieto? Di certo – conclude Ferrari - si tratta di un’iniziativa pericolosa anche per chi passa in bicicletta in quanto era quasi in curva e per chi ci passa in moto ed è assolutamente da condannare». Massima attenzione poi lungo la pista ciclabile che collega Corno Giovine a Santo Stefano, dove il rischio caduta c’è. Tutta colpa della raffica di archetti che sono stati posizionati lungo il percorso nel giro di pochi metri: se ne contano una trentina. Indicano al ciclista che inizia la pista e che dopo due passi finisce (in corrispondenza dell’ingresso di un’abitazione, per esempio) ma dopo altri due passi riprende. E avanti così, per tutto il percorso. Ad ostacoli. Si tratta di archetti che, nelle nuove ciclabili, anche su spinta della Fiab, non sono stati più previsti.

Fra Codogno e San Fiorano, la carreggiata della pista ciclo-pedonale invece si è ristretta. I paletti in legno che ne delimitavano il perimetro verso i campi sono letteralmente scomparsi fra l’erba alta che è cresciuta a vista d’occhio.

Ma il verde però sta mangiando anche la “nuova” ciclabile realizzata fra Casale e Codogno insieme alla variante codognese, dove i problemi sono ben altri. Per chi parte da Codogno, il percorso è da scoprire nel labirinto delle villette alle spalle di via Fratelli Micheli. Per chi proviene da Casale, l’avvio è chiaro, si parte dalla “strada bassa” verso Terranova, ma costeggiando la strada 234, una volta giunti all’altezza della rotatoria di innesto della tangenziale, in località Maiocca, non si sa più in che direzione proseguire (a meno che non si conosca bene il territorio): un cartello indica la fine della ciclabile e solo svoltando a sinistra verso la Maiocca (mossi dall’istinto) si scopre un secondo cartello che segnala la ripresa del percorso.

Sempre lungo la ciclabile fra Casale e Codogno nei giorni scorsi ignoti hanno abbandonato sacchi contenenti rifiuti edili ai bordi del percorso: l’ennesimo gesto di inciviltà compiuto ai danni di quel territorio da apprezzare in bicicletta.

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