Sulla Mario Polenghi è calato il sipario

I macchinari sono stati venduti e la “cassa” sta per terminare

Macchinari venduti, cassa integrazione al capolinea: cala definitivamente il sipario sulla Mario Polenghi srl. Che ora è una struttura praticamente vuota: eccezion fatta per quattro presse e qualche altro singolo utensile ancora in stabilimento, la stragrande maggioranza dei macchinari dell’azienda di viale Po risulta essere stata già venduta.

Comprata soprattutto da acquirenti esteri, in arrivo dall’estremo Oriente. Se i macchinari sono stati venduti, al capolinea sta arrivando anche il percorso di cassa integrazione straordinaria concordato per la trentina di dipendenti di quest’azienda specializzata nella produzione di valvole per pneumatici: il termine è per il 13 settembre, dopodiché ad entrare in vigore sarà il regime della mobilità. Ed è proprio a settembre che lavoratori e sindacato stanno già dirottando la loro attenzione. Sul piatto c’è già una questione strategica: l’erogazione delle spettanze dei lavoratori, trattamento di fine rapporto in primis. Agli ex dipendenti Polenghi la possibilità che il Tfr venga erogato in dodici rate a partire da gennaio 2102 non piace affatto. Sulla stessa linea sta anche il sindacato, che ha già pianificato le sue mosse. «Intendiamo programmare per i primi di settembre un incontro in Assolodi con la proprietà aziendale - confermava ieri il sindacalista Luca Magnani, segretario Fiom Cigl -. Lo abbiamo già detto, lo ripetiamo anche ora: l’obiettivo è fare il punto della situazione, anche alla luce della vendita dei macchinari d’azienda». Che alla proprietà Polenghi ha portato nuova liquidità. Ecco perché per Magnani «ci sono tutte le condizioni per riaprire i termini degli accordi presi sul pagamento del Tfr. Che noi auspichiamo venga erogato in un’unica soluzione entro la fine dell’anno». In questi mesi - su questa stessa questione - la proprietà aziendale non si era sbilanciata, «attendista» era stato il commento rilasciato a primavera dai titolari: «Nessun problema ad andare all’incontro con i sindacati. Ascolteremo le loro proposte e valuteremo le indicazioni che ci verranno formulate», così Rosalia Polenghi, socia dell’azienda assieme a Paolo Polenghi e Sabrina Corvi. In sospeso c’è anche la definizione della quota della buonuscita. In merito si stanno muovendo anche gli stessi lavoratori. A settembre, infatti, il comitato di fabbrica sarebbe intenzionato a chiedere alla proprietà Polenghi il rialzo della buonuscita (oggi fissata a quota 400 euro lordi). Le maestranze starebbero pensando ad un rilancio a 3mila euro trattabili, quasi una sorta di (amaro) riconoscimento al fatto che la vertenza Polenghi non sia mai sfociata in tensioni sindacali, scioperi o forme di ostruzionismo produttivo.

Luisa Luccini

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