Silvia, la Procura apre un’inchiesta

(Ore 14.40) Giovedì pomeriggio Castiglione saluterà per l’ultima volta la 24enne Silvia Marzatico. I funerali sono stati fissati alle ore 15 con partenza dall’abitazione di via Sanadolo, in direzione della chiesa parrocchiale e quindi al cimitero locale. Dopo l’autopsia eseguita questa mattina sul corpo della giovanissima castiglionese, la salma di Silvia nelle prossime ore farà ritorno dalla camera mortuaria di Lodi alla sua casa a Castiglione.

Zill (come la chiamavano gli amici) si è spenta venerdì scorso a pochi mesi dal trapianto di reni che avrebbe dovuto cambiarle la vita in meglio. Ma così non è stato. Dopo l’operazione effettuata presso la struttura ospedaliera di Brescia, per Silvia è iniziato un lungo calvario sanitario su cui la Procura della Repubblica di Lodi ha aperto un’inchiesta.

(Ore 8) La procura della Repubblica di Lodi ha aperto un’inchiesta per accertare le cause della morte di Silvia Marzatico, la 24enne di Castiglione d’Adda che si è spenta venerdì in ospedale a Lodi. Quattro mesi fa, dopo anni di dialisi, aveva avuto un rene nuovo, con trapianto eseguito a Brescia, ma da allora era passata da un ospedale all’altro: l’operazione che avrebbe dovuto restituirle una vita normale, e in cui anche i genitori speravano per poter tornare ad avere la figlia felice di un tempo, si era trasformata invece nell’ennesima tappa di un doloroso calvario.

Così la famiglia, dopo aver già consultato un medico legale per provare a chiarire l’accaduto, si è affidata a due avvocati, Giovanni Berzaga di Castiglione d’Adda e Gianluca Maglio di Lodi, che hanno depositato un esposto “contro ignoti” chiedendo alla procura di accertare eventuali reati, anche per l’ipotesi di omicidio colposo, e relative responsabilità. Le indagini sono coordinate dal pm Sara Mantovani che stamane conferirà l’incarico relativo all’autopsia e al riscontro diagnostico all’anatomopatologo Marco Grecchi del dipartimento di medicina legale dell’Università di Pavia.

Già dopo le dimissioni dall’ospedale di Brescia, la 24enne aveva i sintomi di un herpes, un’infezione virale che potrebbe aver trovato terreno fertile in un organismo debilitato dalle terapie antirigetto: dopo i trapianti, infatti, il sistema immunitario viene indebolito con farmaci specifici, per evitare che l’organo proveniente da un altro corpo, geneticamente diverso, venga riconosciuto come estraneo e quindi “respinto” dall’organismo che, per contro, di quell’organo ha bisogno per vivere. Il virus dell’herpes si trova ovunque, poteva essere nel donatore, nella sala operatoria o anche nella 24enne, come portatrice sana. La malattia è uno degli elementi portati all’attenzione della magistratura, così come l’intera storia clinica di Sara, che era stata curata anche alla Maugeri di Pavia per sopravvenute difficoltà motorie.

Alla luce dell’esito dell’autopsia, la procura potrebbe anche nominare un ulteriore consulente di fiducia. Finora non trapela invece se siano già stati iscritti nomi di sanitari sul registro degli indagati, un provvedimento che in questo caso sarebbe motivato solamente dall’esigenza di garantire a chi ha curato Sara la possibilità di difendersi, anche partecipando con esperti di fiducia agli accertamenti irripetibili dell’esame sulla salma, che poi potrebbe essere restituita ai familiari per la sepoltura.

La famiglia per ora chiede riservatezza sulla vicenda, che inevitabilmente ha scosso tutta la comunità di Castiglione d’Adda. Non solo per il bene che Silvia sapeva farsi volere, ma anche perché interventi complessi come i trapianti d’organo sono considerati oggi alla stregua di una prassi, è difficile accettare il pensiero che una cura possa causare un male ancora peggiore rispetto a quello cui doveva porre rimedio. Anche perché ai trapiantati di rene viene promesso il ritorno a una vita normale.

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