
Cronaca / Basso Lodigiano
Martedì 28 Febbraio 2012
Sempre meno letti in ospedale
Oltre novanta posti spazzati via in sette anni
Novantadue letti spazzati via dagli ospedali in 7 anni. I 719 posti del 2004 sono diventati 627 nel 2011. Potrebbe essere questa, oltre alla già denunciata mancanza di servizi di accoglienza per i malati fragili, sul territorio, la ragione che, ciclicamente, secondo i medici, rende difficili i ricoveri. Nei giorni scorsi, all’ospedale di Lodi, la direzione ha dovuto destinare 10 letti della chirurgia alla medicina, mentre all’ospedale di Codogno sono state addirittura bloccate le degenze ordinarie. Per far posto ai nuovi ammalati, quasi tutti anziani in difficoltà. In questi anni sono stati tagliati 92 letti, soprattutto per mancanza di personale. «Avevamo presentato un progetto di riorganizzazione di posti riabilitativi a Sant’Angelo con 14 letti in più - spiega la direttrice sanitaria del presidio di Lodi Angela Bocconi -, ma la Regione non ha approvato l’incremento del personale che sarebbe servito: almeno 7 infermieri in più». In totale, gli ospedali lodigiani avrebbero altri 302 letti accreditati, per un totale quindi di 440: potrebbero essere utilizzati, ma senza infermieri è impossibile. A subire un taglio maggiore, in questi anni, secondo Bocconi, è stata la chirurgia della Bassa, passata dai 24 letti del 2003 agli attuali 15. Anche i letti della medicina di Codogno, in questi giorni sotto la lente di osservazione, sono passati dai 48 del 2004 ai 38 del 2011 (46 quelli accreditati). La pediatria di Codogno ha chiuso tutti e 7 i suoi posti, mentre la cardiologia è salita di 2 così come l’ortopedia, passata da 12 a 14. In totale, nell’ospedale per acuti della Bassa, i letti sono passati da 123 a 125 (ma gli accreditati sono 178).
All’ospedale Maggiore, invece, secondo i dati della direzione, il taglio è stato di 79 posti: i 369 del 2004 sono diventati 290, anche se alcuni letti sono rimasti, ma per la Regione hanno mutato denominazione, diventando “posti tecnici”. I letti accreditati, ma non utilizzati, invece, sono 150 in più. «Sono anni - commenta Bocconi - che le assunzioni, in Italia, sono bloccate. Non possiamo più nemmeno sostituire i pensionamenti. Se andiamo avanti di questo passo saremo costretti a chiudere gli ospedali». Una trattativa con la Regione, secondo indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, è in atto per quanto riguarda l’assunzione di personale legato all’apertura del nuovo pronto soccorso. Servizi in più come quelli progettati, senza medici e infermieri aggiuntivi, sono impossibili.
Tra 2004 e 2011, i letti della neurologia di Lodi sono passati da 23 a 20. Da 13 a 12, inoltre, sono passati i letti dell’otorino, quelli dell’urologia da 18 a 16 (per destinare una stanza a locale per le medicazioni). A crescere sono state la pediatria (da 14 a 16) e la pneumologia (da 20 a 21).
Completamente ribaltato è stato il presidio di Casale: «Qui, tra un cambiamento e l’altro - spiega Bocconi - i letti sono addirittura saliti da 83 a 91 (gli accreditati sono 114, ndr). I letti della riabilitazione specialistica, da 15 sono diventati 20, quelli della lungodegenza geriatrica, invece, da 8 sono diventati 20. Totalmente nuovi, poi, sono i 12 posti di hospice». A Sant’Angelo, il decremento è stato lieve: i 123 letti ora sono 121. «Il problema è che è cambiata la tipologia dei pazienti - commenta Bocconi. I letti per acuti, secondo me, sono sufficienti. Quello che non basta è il dopo. Non c’è una risposta a livello di territorio per le persone fragili. I letti che non riusciamo ad aprire è per mancanza di personale. La situazione è disastrosa in tutta Italia. Basti vedere quanti infermieri si sono presentati al concorso qua a Lodi. Prima ci contendevamo gli infermieri, adesso non trovano più neanche mezzo posto. Noi facciamo il possibile. Abbiamo aperto la Rapida accoglienza medica. A Lodi, le medicine sono in difficoltà, ma d’estate i posti non vengono tagliati e in questi anni non hanno subito riduzioni».
Cristina Vercellone
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