Scompare il “terrore di Fombio”

Il 34enne marocchino E. M. Z. che ha scatenato il panico a Fombio è rientrato in patria. E questa è la buona notizia. Cui fa il pari l’altra, «ai limiti della barzelletta» commenta il sindaco Davide Passerini, vale a dire l’inasprimento deciso dal giudice di Lodi della misura cautelare dell’obbligo di firma in caserma a Guardamiglio cui il marocchino era stato condannato nel processo per direttissima che si è celebrato la scorsa settimana: l’inasprimento, che di fatto non è stato notificato al 32enne proprio perché lontano dall’Italia, consiste nell’obbligo di dimora a Fombio.

«Mancava solo che gli concedessero gli arresti domiciliari nel comune di Fombio - riflette sarcastico Passerini -, sarebbe stata la sola cosa più assurda di questa, visto che il pericolo è rappresentato dalle scorribande del soggetto in municipio, all’asilo e alle poste e anziché cautelarsi gli si fa un favore stabilendo la misura che lo obbliga a dimorare in paese». Da qualche giorno il marocchino non si era più fatto vedere a Fombio, ma la paura di trovarselo da un momento all’altro davanti non se n’era ancora andata. Nessuno infatti sapeva della sua partenza. Da alcune verifiche delle autorità competenti invece il 32enne compariva sulla lista di partenze per il Marocco della settimana scorsa. Dunque non è più in circolazione. «Per fortuna ha preso e se ne è andato da solo, forse si è reso conto di avere superato il limite - dice Passerini -. È una notizia tranquillizzante per la comunità di Fombio».

Per tutelarsi dalle sue aggressioni, l’amministrazione comunale si era vista costretta a ingaggiare un vigilantes privato che ha fatto da guardiano al municipio fino alla scorsa settimana. Visto che se ne è andato da ieri il presidio è sospeso. Con la speranza che il 32enne non rientri. Perché in quel caso gli verrebbe notificato niente meno che l’obbligo di dimora a Fombio.

«Mi auguro che non torni a farsi vivo - conclude il primo cittadino -. Il fatto che abbia trovato come pagarsi il biglietto per il rimpatrio conferma che forse i soldi richiesti non servivano alla sua sopravvivenza».

L. G.

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