Ristrutturazione per la Sivam

L’azienda ha aperto una fase di mobilità su base volontaria ma i sindacati sperano di riuscire

a far rientrare l’allarme per i “tagli” previsti

Un anno di cassa integrazione alla Sivam, l’azienda di mangimi e prodotti agricoli attiva da 80 anni, per scongiurare i 12 esuberi che sono effetto della riorganizzazione dell’azienda a livello nazionale: l’accordo è stato raggiunto mercoledì con una trattativa a cui hanno partecipato anche i sindacati nazionali, ed esposto ai lavoratori in assemblea ieri.

La riorganizzazione della Sivam riguarda sia la parte commerciale (gli agenti sparsi in tutta Italia) sia la parte produttiva di Casale, e i magazzini in tutta Italia. Dei cinque magazzini dislocati in tutta Italia ne saranno chiusi tre (in Piemonte, Veneto e Puglia, con sette esuberi per soppressione della posizione lavorativa) e saranno mantenuti tre, nel Lazio (con la trasformazione parziale in punto vendita), in Sardegna e a Casale.

Le attività di logistica per il territorio nazionale saranno concentrate tutte a Casale. Il magazzino però sarà esternalizzato, e i cinque lavoratori oggi impiegati in quel settore dunque rientrano tra gli esuberi previsti. Inoltre, tra la produzione e gli uffici, proprio per via dell’ampia riorganizzazione delle strutture interne, su Casale sono individuati altri 7 esuberi. La trattativa che ha visto al tavolo l’azienda, la Flai Cgil e la Fai Cisl, è durata diverse settimane e ha trovato un punto di sintesi mercoledì pomeriggio. Per quanto riguarda lo stabilimento di Casale, dove lavorano un centinaio di persone, l’intesa prevede che quattro dei cinque lavoratori del magazzino seguano le sorti della struttura e siano assorbiti dall’azienda appaltatrice. Inizialmente avranno un contratto a tempo determinato, con l’impegno formalizzato nell’accordo perché dopo 12 mesi sia trasformato in contratto a tempo indeterminato. L’esternalizzazione del magazzino potrebbe concretizzarsi già tra agosto e settembre. Dei 12 esuberi, quindi, resteranno da gestire otto posizioni, una di magazzino e sette tra uffici e produzione.

Per questo scatterà un anno di cassa integrazione straordinaria, a rotazione dove possibile (di sicuro nella produzione e uffici) per distribuire l’impatto dell’ammortizzatore su più lavoratori. In contemporanea sarà aperta una procedura di mobilità volontaria che sarà incentivata dall’azienda con un’integrazione di 600 euro lorde al mese al salario di mobilità, per tutta la durata della mobilità (fino al 31 dicembre, per gli over 50 anni 36 mesi, per gli over 40 anni 24 mesi, per gli under 40 anni 12 mesi). Per i lavoratori vicini alla pensione l’azienda potrebbe trattare singolarmente le condizioni per uno scivolo in uscita. Infine sarà attivato un servizio di outplacement per tentare di ricollocare il lavoratore di logistica e chi ne facesse richiesta.

«Tra i lavoratori c’è qualche malumore - dice Paolo Zanetti della Flai Cgil -. Tuttavia per come era partita la trattativa, l’accordo è da considerarsi positivo perché evita almeno ora i licenziamenti unilaterali. Speriamo di riuscire in 12 mesi ad abbattere l’impatto sociale e quindi a gestire le uscite su base volontaria».

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