Razziano anche i cassonetti Caritas

Alle ripetute incursioni notturne nel centro raccolta rifiuti di via Fornace, si aggiungono ora gli “assalti” ai contenitori per gli indumenti da destinare ai poveri

Non più solo rottami contenenti rame, ferro, oro e piombo, adesso in discarica a Codogno hanno iniziato a rubare anche i vestiti dei cassoni gialli Caritas. Nei giorni scorsi i “pendolari” dei furti notturni in via Fornace, hanno scardinato i portelloni dei cassonetti per la raccolta d’indumenti usati e razziato tutto quello che c’era dentro. È un “lavoro” che non conosce crisi quello delle squadre di stranieri che ogni notte s’imbucano nel Centro raccolta rifiuti comunale di via Fornace e s’impadroniscono dei relitti di lavatrici, frigoriferi, televisori, computer, automobili.

Da ultimo anche dei sacchi di vecchi vestiti, scarpe e cinture che in tanti preferiscono infilare nei cassonetti Caritas anziché buttare nell’indifferenziata. La destinazione degli indumenti diventa spesso il mercato nero, e non i bisognosi come si crede. Prima che i volontari Caritas passino a ritirare la roba, ci pensano a farlo i ladri, che ogni notte fanno tappa in piazzola e caricano materiale di ogni sorta. Dalle tastiere dei pc estraggono le placchette in oro, i cestelli delle lavatrici vanno bene così come sono perché d’acciaio, mentre le batterie delle auto occorre romperle per fare uscire l’acido e poi ci si può ricavare il piombo.

Spesso il lavoro sporco lo fanno nel fossato alle spalle della discarica, che è una discarica parallela piena zeppa di quel che rimane di batterie e motori di frigorifero. Ma anche in piazzola, il mattino, spesso si trovano i resti dell’attività dei malviventi.

«Arrivano la sera verso le 9 e vanno avanti a trafficare fino alle due e mezzo, 3 di mattino - spiega Luigi Mazzoletti, che dalla finestra dell’abitazione di fronte al Centro raccolta, può vedere quello che accade -. Sono sempre in tre o quattro, parcheggiano la macchina dietro ai cespugli in fondo alla via e vanno avanti per ore a preparare la roba, che poi caricano». Per entrare nell’area comunale praticano dei tagli nella rete, che a furia d’incursioni è del tutto malmessa. Ormai i custodi non ci fanno neanche caso, perché è come lottare contro i mulini a vento. Dove la mattina rattoppano, la sera dopo i predoni spaccano di nuovo. Ed è un continuo fare degli uni e disfare degli altri.

«L’amministrazione comunale ha montato le telecamere - sorride amaro Mazzoletti -. Ma sono solo una farsa, perché non le hanno mai messe in funzione. Ci sono i fili che penzolano, e lo sanno anche i ladri che sono spente. Così prima che le installassero entravano uno alla volta, adesso sono almeno tre o quattro».

I “trafficoni” sono per lo più stranieri, spesso nordafricani, di norma uomini. Ma qualche volta anche donne. «C’è stato un periodo che venivano due nomadi, una stava fuori in macchina a fare da palo e l’altra entrava a rubare - spiega il residente -, poi sono sparite». Evidentemente lo spazio era già “assegnato” e chi aveva l’esclusiva ha messo in chiaro le cose con i concorrenti.

Laura Gozzini

© RIPRODUZIONE RISERVATA