Psichiatra libero dopo 23 giorni di “domiciliari”

Il tribunale del riesame di Milano revoca la misura del giudice di Lodi

Dalle 15 di ieri, dopo 23 giorni di arresti domiciliari, è tornato un uomo libero lo psichiatra di 55 anni indagato per violenza sessuale ai danni di due pazienti poco più che ventenni che erano state curate per forme depressive nel Servizio psichiatrico diagnosi e cura dell’ospedale di Codogno, dove il medico ha prestato servizio fino al 2 maggio scorso. Il giorno in cui i carabinieri gli avevano consegnato all'alba l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Isabella Ciriaco su richiesta del pm Giampaolo Melchionna.

Il tribunale del riesame di Milano gli ha infatti notificato, a mani dei carabinieri, un decreto che sancisce l'inefficacia della misura cautelare. Appena martedì mattina lo psichiatra si era presentato davanti ai magistrati della settima sezione penale di Milano per illustrare la propria istanza di liberazione, accompagnata da due consulenze tecniche di parte: i difensori del medico, avvocati Maria Teresa Zampogna e Luigi Fornari di Milano, hanno prodotto infatti le perizie di una psichiatra forense e di una psicologa giuridica basate sui pochi atti dell'accusa finora messi a disposizione dell'indagato, tra i quali anche la consulenza resa da una psicologa al pubblico ministero.

La liberazione del medico, che non risulta quindi sottoposto al momento a nessuna misura cautelare, come confermano fonti vicine alla difesa, deve però ancora essere motivata dal tribunale del riesame: i difensori avevano incardinato la loro istanza principalmente sulla mancanza di gravi indizi di colpevolezza, e, in subordine, sulla mancanza di esigenze cautelari. Il medico è anche sospeso dal servizio.

Le indagini restano comunque ancora aperte, dopo la proroga di sei mesi che era stata notificata il 7 aprile scorso al medico, che da quell’atto avrebbe saputo per la prima volta di essere stato querelato da una o da forse due sue ex pazienti. E almeno con una delle due, ma probabilmente con entrambe, vi sarebbe stata una relazione sentimentale. Una circostanza che emerge anche da atti dell’accusa e che per la difesa potrebbe esaurire ogni profilo di colpa, tranne forse che a livello deontologico. Per la procura, invece, non vanno sottovalutati né la soggezione che le pazienti direbbero di aver provato nei confronti dello psichiatra, nè l'assunzione di psicofarmaci che sarebbero stati prescritti o indicati dal medico stesso. Rapporti, da quanto trapela dell’accusa, non sarebbero stati consumati all’interno del reparto di psichiatria di Codogno, dove però sarebbero stati comunque descritti approcci affettuosi da parte del medico.

Sulla vicenda era intervenuta anche un’associazione di consumatori, invitata dalla difesa del medico a rispettare le indagini, mentre i carabinieri di Codogno continuano a raccogliere testimonianze.

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