Profughi, ecco la cronistoria di un fallimento

e in aula consiliare si scatena le polemica

Profughi in Rsa: la Caporetto della “cabina di regia” dell’emergenza. E stavolta c’è la cronistoria dei passaggi istituzionali a confermare la già percepita gestione fallimentare dell’arrivo dei 12 rifugiati all’ex psichiatrico. In consiglio comunale ieri è stato il sindaco Vincenzo Ceretti a relazionare sull’accidentato percorso della vicenda. Già emblematico il fatto che a informare il municipio dei profughi in Rsa non sia stata una comunicazione dell’Asl (proprietaria della Rsa), bensì una segnalazione di una dipendente dell’ex psichiatrico. Era lunedì pomeriggio ed è da quel momento che il comune inizia a contattare la prefettura: lo fa lunedì stesso, poi martedì. Contatti infruttuosi, tanto che il comune invia poi una mail ufficiale di richiesta informazioni in prefettura. La risposta è lapidaria: contattare la prefettura di Milano, la quale però scarica la competenza sull’Anci. Quest’ultima invia una comunicazione che però in comune arriva solo ieri. «Uno scritto generico e inadeguato, direi inutile», così ieri Ceretti. La relazione del sindaco ha confermato che anche la prefettura lodigiana per giorni ha brancolato nel buio. «Questa impossibilità di avere informazioni precise spiega, non giustifica, la mancanza di chiarezza in tutta la vicenda», ha sottolineato Ceretti. Fortunatamente una buona notizia c’è: da tanto caos si è costituito un tavolo provinciale per l’emergenza profughi (quello lodigiano è il primo in Lombardia) che si è riunito per la prima volta ieri e tornerà a farlo stamattina in prefettura a Lodi. Interlocutori: prefettura, comune di Lodi, Provincia, questura, Asl, Caritas, con l’aggiunta dei comuni coinvolti (ora Codogno, ovviamente). In consiglio è scoppiata anche la polemica politica. Incalzanti gli attacchi dei consiglieri della Lega Enrico Sansotera, Giampiero Campagnoli e Francesco Passerini. «Non nascondetevi dietro l’Asl, dite chiaro alla città che voi i profughi li volete accogliere. Oggi sono dodici, domani chissà». Dito puntato poi contro il sopralluogo di consiglieri regionali Pd e dirigenza Asl avvenuto dieci giorni fa in Rsa. «Guarda caso dopo quattro giorni sono arrivati i profughi». Simili perplessità le ha espresse anche il consigliere Emanuele Dossena (Pdl-Udc) che poi ha tuonato: «Grave il fatto che l’Asl non si sia degnata di chiamare subito il sindaco per avvisarlo della tegola che gli stava per cadere addosso». Pragmatico l’intervento del consigliere Rossana Vanelli (Per Codogno): «Dopo la Rsa dove andranno i profughi? Ricordo che un rifugiato ai comuni costa 700 euro al mese per due anni, che per dodici fa 84mila euro l’anno. E quali i controlli sanitari? Nelle zone da dove provengono malaria, tubercolosi, sieropositività sono endemiche». E mentre sale la tensione per il banchetto che domenica la Lega terrà in piazza, contro l’Asl ieri è tornato il sindacalista Usb Gianfranco Bignamini: «Gravissima l’incertezza sui controlli sanitari fatti ai profughi, nonostante vivano a fianco di pazienti psicogeriatriche altamente vulnerabili».

Luisa Luccini

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