Poste sotto assedio per il censimento

Il censimento dell’Istat manda in tilt la consegna della posta e su tutte le furie i sindacati. In questi giorni nella cassetta delle lettere sta arrivando il plico inviato dall’Istituto di statistica per rilevare i dati sulla popolazione, ma Cgil e Cisal puntano il dito sulle difficoltà legate alla consegna e al ritiro dei moduli: «L’azienda non ha dato spiegazioni su come ha intenzione di organizzare la distribuzione dei questionari - afferma Benedetto Matteucci, segretario provinciale della Slc Cgil -, il censimento dell’Istat si tiene ogni dieci anni e Poste Italiane ha vinto la gara d’appalto per la sua distribuzione nelle case. A Lodi ogni portalettere dovrà consegnare circa seicento “pezzi” ma senza avere dettagli sulla raccolta. Il primo problema è proprio legato al carico di lavoro, in una situazione in cui il settore del recapito ha già delle gravi difficoltà. C’è una forte carenza di personale agli sportelli, gli uffici più grandi sono costretti a lavorare con 2 o 3 persone per turno, quando va bene sono 4 ma è il minimo indispensabile. Ci sono almeno 4 uffici senza direttore, un ruolo che deve essere coperto con dipendenti di altri uffici e adesso si aggiunge il censimento dell’Istat, una commessa importante che dovrebbe essere gestita al meglio».

Per Cgil e Cisal i giorni a disposizione per portare a termine la “missione”, garantendo allo stesso tempo la normale consegna della corrispondenza, sono troppo pochi. «Se i tempi previsti dal contratto con l’Istat sono vincolanti - aggiunge Matteucci -, allora è necessario riconoscere un incentivo economico ai portalettere per questo surplus di lavoro. È necessario chiarire in che modo avverrà la “tracciatura” di questi plichi e l’accettazione dei questionari di risposta presso gli uffici postali. Che onere di lavoro comporterà per gli sportellisti? Si deve sapere anche dove e quando sarà effettuata la digitalizzazione dei questionari e, soprattutto, a quali lavoratori sarà affidata. Dovrebbe essere prevista l’assunzione di personale per far fronte alla commesse, per esempio con contratti a tempo determinato o con la trasformazione dei part-time in full time».

Matteucci sottolinea che il clima che si respira tra gli addetti ai lavori è di sfiducia e demotivazione: «A settembre i dipendenti si ritroveranno mille euro in meno in busta paga perché il premio di produttività non è stato rinnovato. Eppure l’anno scorso l’azienda ha avuto 880 milioni di utili. In una situazione di crisi come quella attuale molte famiglie saranno in difficoltà».

Il “conflitto” tra sindacati e Poste italiane a livello nazionale non si è ancora risolto, dal 3 al 31 ottobre sarà in vigore lo sciopero dello straordinario sulle prestazioni aggiuntive, mentre il 21 ottobre è in programma uno sciopero generale. La vertenza sindacale resterà quindi aperta, la settimana prossima si terrà un altro incontro con l’azienda: «Nel caso in cui non dovessero essere accolte le nostre richieste, porteremo avanti la battaglia. Non ci spaventa il lavoro, ma dobbiamo essere messi nella condizione di svolgerlo in modo adeguato».

Greta Boni

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