Piove nella stanza del figlio morto a 16 anni: l’appello della mamma

La donna vive da sola in un alloggio Aler, dove il soffitto sta marcendo

Nella cameretta di Domenico Reitano l’albero di Natale è presente tutto l’anno. Lo aveva addobbato proprio lui, il 16enne scomparso il 21 dicembre 2013 in un incidente ferroviario alla stazione di Santo Stefano, quel fatale sabato di 4 anni fa. Era il suo primo albero. E sarebbe stato anche l’ultimo. Lo zaino di scuola, il pupazzetto di Snoopy, la foto di Cristiano Ronaldo: mamma Paola ha lasciato tutto com’era e le si stringe il cuore nel vedere il soffitto marcire per le infiltrazioni d’acqua che arrivano dal tetto. Vive sola in questo appartamento all’ultimo piano della palazzina Aler lettera C di viale Cairo, da quando Domenico non c’è più e anche le figlie hanno preso la loro strada. «Mi dicono di lasciare la casa che sta cadendo a pezzi, fa freddo e le finestre sono marce, ma ho tutti i miei ricordi qua, non sono ancora pronta a lasciarli», spiega mentre le s’inumidiscono gli occhi. E se è impossibile andarsene, allora tanto vale lottare. «Ho chiamato mille volte Aler, ogni volta prendono i dati e poi non si fanno più sentire - denuncia la signora Codega -. Mi viene la morte a vedere la camera conciata così, non riesco a pitturarla e a tenerla pulita perché sta marcendo. Vengono dentro anche i parassiti, essendo il tetto marcio. Dovrebbero rifarlo». La stanza di Domenico è un contenitore di sogni come la stanza di un 16enne qualunque: ma c’è un ordine che non ti aspetti, non in un adolescente. «Ho cresciuto i miei figli da sola e Domenico è diventato grande in fretta – racconta mamma Paola -. Sa cosa mi manca di lui? I suoi consigli. Era un ragazzino, ma capiva quando qualcosa non andava e mi diceva, “sediamoci al tavolo che ne parliamo”. Era l’uomo di casa». Il 21 dicembre 2013, il pomeriggio, il 16enne aveva addobbato per la prima volta l’alberello di Natale nella sua stanza, «poi mi aveva dato un bacino ed era uscito con gli amici». Non sarebbe più tornato. Lui, il cugino e altri quattro ragazzini stavano tornando in treno da Piacenza quando il controllore li sorprese senza biglietto e li fece scendere in stazione a Santo Stefano. «Avrebbe potuto farli arrivare a Codogno e chiamare i carabinieri e i genitori – commenta col magone la madre -. Una strigliata gliel’avrei data di certo, ma non si possono lasciare sei ragazzi minorenni, alle 7 di sera, in una stazione deserta». Poco dopo essere scesi dal convoglio, Domenico venne travolto da un treno in corsa mentre attraversava i binari per raggiungere l’altro lato della pensilina. Un’ingenuità che gli è costata la vita. Nella sua cameretta però «Domenico è qui con me», dice la mamma. Che chiede di non lasciarla cadere a pezzi.

Laura Gozzini

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