Cronaca / Basso Lodigiano
Mercoledì 03 Agosto 2011
Parlano i genitori di Claudio:«Ci interessa solo che si risvegli»
«Quel che è successo a Claudio ci ha ammazzati, è una tragedia troppo grossa, ai limiti di quello che uno potrebbe pensare». Milano, ospedale Niguarda, pomeriggio di ieri: le parole sono dette a bassa voce al telefono, ma lasciano intendere tutta la dignitosa disperazione di un genitore che da più di venti giorni sta accanto al proprio bambino centrato con violenza da un’auto in corsa guidata da un automobilista ubriaco.
Il genitore in questione è Antonio Michelini, il papà del piccolo Claudio, il bambino di Castiglione d’Adda per le cui sorti tutta la Bassa dal 10 luglio scorso non sta smettendo un minuto di sperare.
«So che tantissime persone sono vicine a Claudio», conferma papà Antonio. Ed è proprio pensando a questo grande abbraccio di solidarietà di un intero territorio che il castiglionese concede qualche pensiero. «Non ci sono attenuanti per una cosa del genere, per chi investe un bambino e neppure si ferma per prestare soccorso - dice l’uomo -. Ma a questo penserà la legge. A noi quel che interessa sono soltanto le condizioni di Claudio, le condizioni del nostro bambino». Assieme alla moglie Cinzia, Antonio Michelini è da quella maledetta domenica di metà luglio che divide la propria esistenza tra Castiglione e l’ospedale milanese. Una spola faticosa, fisicamente e psicologicamente, per giornate che comunque devono contemplare anche spazi per l’attività lavorativa. E soprattutto per gli altri due figli, Nicole di 13 anni e Alberto di 4. I due fratelli non sono mai andati al Niguarda. «Ovviamente chiedono continuamente di Claudio, di come sta», informa Antonio Michelini e ben si intuisce che anche per loro il trauma di questo terribile evento è stato grande. «Dico solo questo e lo scriva pure: il più piccolo era presente al momento dell’incidente, quella scena terribile ce l’ha ancora tutta negli occhi». Inevitabile il ricordo, terribile, dell’accaduto: «La botta che ha investito Claudio è stata da paura. Quando si è scritto che mio figlio è stato sbalzato per quaranta metri si dice solo la pura verità. Un impatto devastante». Proprio quell’impatto ha catapultato dentro un incubo la famiglia Michelini. «Io e mia moglie viviamo solo per i nostri figli. Cosa vuole che le dica: quanto successo ci ha ammazzati». Anche nelle situazioni più difficili si deve però reagire, farsi forza. I farmaci tengono ancora sedato il piccolo Claudio, ma il fatto stesso dell’assenza di complicazioni è sicuramente un segnale confortante. «Ce lo hanno detto anche i medici: i momenti più pericolosi sarebbero state le ore immediatamente successive all’incidente. Più i giorni passano senza complicazioni e più va bene. La prognosi è sempre riservata, ma perché si possa sciogliere ci vorrà del tempo». Di certo c’è che il piccolo Claudio, pur se sempre mantenuto in coma farmacologico, non è più sedato con la stessa intensità dei primi giorni. Segnali di «risveglio» non ce ne sono però ancora stati. Nessun sorriso, nessun movimento volontario del corpo. Vero è che piano piano l’equipe medica che da settimane lo tiene sotto attento controllo inizierà le operazioni per riportarlo con gradualità ad uno stato di veglia. Tra gli esami medici in agenda c’è già una risonanza magnetica alla testa per tornare a monitorare il trauma cranico causato dall’impatto con la vettura. «Claudio è quasi un mese che non è più a casa, che non sta più con i suoi fratelli - conclude papà Antonio -. La sola cosa che conta è che si riprenda».
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