Pantaeco “sospesa”, vertice in Provincia

L’azienda chiede il ripristino dell’autorizzazione a lavorare rifiuti

Vertice oggi in Provincia a Lodi a più di cinque settimane dalla sospensione dell'autorizzazione integrata ambientale alla Pantaeco di Casalpusterlengo: «Il provvedimento, che al momento ci costringe a tenere fermi sessanta lavoratori, a nostro avviso non dovrebbe colpire anche l’attività di vagliatura e separazione dei rifiuti - spiega Giancarlo Paina, dirigente della società. Perché, e questo è scritto nell’autorizzazione, se è vero che si tratta di un documento unico, è altrettanto chiaro che l'Aia serve solamente alla discarica, e non all’impianto di trattamento».

Secondo Paina «l'impianto di separazione deve ripartire al più presto, perché senza quello non c’è lavoro e senza lavoro l'azienda non ha le risorse per gli interventi richiesti dalla Provincia per mettere in sicurezza la discarica». Qualche irregolarità era stata contestata anche negli impianti che separano diverse tipologie di rifiuti provenienti da raccolta non compiutamente differenziata: «Si tratta di un problema di impermeabilizzazione di un piazzale - spiega Paina -, un aspetto tecnico che siamo noi i primi a voler risolvere al più presto. Ma è tutto qui».

La Pantaeco, che aveva ottenuto nel 2007 l’Aia per proseguire nell’attività di vagliatura e per chiudere la discarica di Coste Fornaci, era finita nel mirino della procura della Repubblica di Lodi nel marzo del 2010, quando era stata contestata l’attività organizzata per il trattamento illecito di rifiuti: gli inquirenti ritenevano che nella discarica fossero finite oltre 80mila tonnellate di immondizia in superamento dei quantitativi autorizzati. «Siamo andati fuori quota con i quantitativi - ammette ora Paina - ma ora vogliamo mettere in sicurezza la discarica al più presto».

Dopo una modifica delle competenze giudiziarie in materia di rifiuti, l’inchiesta sulla Pantaeco è passata alla direzione distrettuale antimafia di Milano guidata da Ilda Boccassini. Non perché si ipotizzino coinvolgimenti del crimine organizzato ma perché l’ipotesi di “attività organizzata” per illeciti ambientali è diventata dal giugno scorso di competenza delle Dda. E la chiusura delle indagini sarebbe vicina.

Paina vuole invece chiudere la questione delle 700 tonnellate di compost che era stato sequestrato nel maneggio di sua proprietà, sempre in località Coste Fornaci, pochi giorni prima del blitz alla discarica: «Quel materiale, dopo quattordici mesi, è maturato - spiega l'imprenditore - e le nostre analisi indicano che è pronto per essere sparso nei campi, sia per l'acidità sia per il tenore di azoto. Ma a bloccarci ci sono invece analisi dell'Arpa che hanno fornito valori diversi. Speriamo di arrivare al più presto a una soluzione».

Anche per il compost era stata aperta un’inchiesta, per l’ipotesi che quel materiale, proveniente dall’impianto di Boffalora, non dovesse venir stoccato in un capannone non deputato a ospitare rifiuti, quale, appunto, il galoppatoio coperto del maneggio. In questo caso però si tratterebbe solo di violazioni amministrative.

Ora titolari e lavoratori attendono le decisioni della Provincia.

Carlo Catena

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