Ospedaletto, timore per i nuovi arrivi: «Troppi migranti da accogliere, così è a rischio la tenuta sociale»

Il vicesindaco Giuseppe Riboni denuncia le difficoltà nel garantire una regolare integrazione, in paese si contano 69 stranieri per 1900 abitanti

Dal vicesindaco di Ospedaletto Lodigiano Giuseppe Riboni l’appello a convocare al più presto un tavolo con il prefetto per affrontare le ondate migratorie: «Occorre gestire il numero di persone che vengono ospitate nei paesi del Lodigiano: per i Comuni sta diventando sempre più difficile garantire l’integrazione e nelle comunità cominciano a nascere le prime tensioni: a Ospedaletto, paese di circa 1.900 abitanti, sono ospitati 69 uomini, non è pensabile accoglierne altri, ne andrebbe della tenuta sociale». Riboni chiarisce la natura del suo intervento: «So bene che non è facile, neppure per la prefettura, gestire il fenomeno, ma proprio per questo, di fronte a ondate migratorie che non accennano ad arrestarsi, ritengo occorra convocare un tavolo prefettizio per confrontarsi tutti su fin dove il Lodigiano può arrivare con l’ospitalità e con quali strategie di integrazione, per il bene dei nostri paesi e delle stesse persone che cercano riparo qui».

A Ospedaletto infatti sono ospitati 69 migranti distribuiti fra le strutture di via XXV aprile (19), Balbi (15) e di via Minoia (35), gestite dalla società “Think! Spa” di Lodi. Rispetto a questi centri di accoglienza, volendo aderire al “Protocollo di Intesa per la realizzazione di attività di volontariato per i migranti ospiti dei Centri di Accoglienza Straordinaria”, la giunta comunale ha approvato le linee di indirizzo per promuovere lavori socialmente utili, favorendo il coinvolgimento dei migranti, richiedendogli lo svolgimento di attività volontarie, vantaggiose per la comunità. Si attendono ok prefettizio e quindi l’attivazione.

Intanto a Ospedaletto cresce il malumore: un paio di settimane fa, tra un gruppo di migranti e alcuni residenti la tensione è salita al punto che si è reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine.

Riboni però non ne fa una questione campanilistica: «Credo occorra considerare l’accoglienza per ambito, valutando la situazione oltre il singolo paese».Nella Bassa infatti Ospedaletto non è il solo Comune a contare sul proprio territorio centri di accoglienza. Nella vicina Brembio risale allo scorso giugno la protesta di alcuni richiedenti asilo che bloccarono via Monte Grappa lamentandosi di pasti e vestiti inadeguati.A luglio, a Casalpusterlengo, la situazione del centro di accoglienza dell’ex Hotel Fiesta era stata affrontata in consiglio comunale: il Comune si era impegnato ad interfacciarsi con Prefettura e centro ospitante per garantire decoro e studiare strategie di inclusione; l’opposizione era andata in pressing sulla necessità di inserire i bambini ospitati in percorsi educativi. L’ex hotel infatti accoglie solo donne e bambini: proprio il Comune alle origini si era interessato affinché nel vecchio albergo a ridosso della stazione non arrivassero decine di uomini, ma solo donne e bambini.Crescono dunque le preoccupazioni di chi a livello locale amministra.E a chiedere un confronto aperto a diversi livelli con governo, comuni, regioni e altre reti del terzo settore impegnate nell’accoglienza, per affrontare la questione migranti in modo strutturale, non emergenziale, è Caritas italiana: pochi giorni fa, il direttore don Marco Pagniello ha parlato di «momento difficile», avvertendo che se ognuno va da sé non ne usciremo.

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